Accessori e utensili

In ogni lavorazione sulle pietre ornamentali, sia nella coltivazione del giacimento sia nei laboratori di trasformazione, la tecnologia moderna ha raggiunto un livello tale, che definire sofisticate le macchine impiegate, non è un'esagerazione


In verità, però, le macchine da sole non sono bastanti per portare a termine il lavoro; pertanto, devono essere adeguatamente dotate di accessori, cioè devono avere il giusto equipaggiamento dei cosiddetti beni strumentali - rappresentati dall'utensileria - che sono quel complesso di elementi indispensabili per valorizzare al massimo le prestazioni delle macchine su cui sono montati. Da associare al settore dell'utensileria c'è quello dei materiali rapidamente consumabili quali sono tutti gli abrasivi, che completano il funzionamento delle lame, dei dischi, del filo diamantato, delle catene e delle cinghie diamantate e dei fioretti delle macchine perforatrici. E non è finita qui, perché non ci si deve dimenticare che di fondamentale importanza sono quei prodotti opportunamente studiati, sperimentati e realizzati per il trattamento di rifinitura superficiale dei lapidei e di arricchimento dell'aspetto finale delle loro superfici grezze, che sono le cere, le resine, i mastici, gli stucchi; cioè, quei prodotti che danno il tocco finale all'opera prima della sua consegna alla clientela. E, in via perfettamente convenzionale, fanno parte della stessa categoria i prodotti destinati all'arte funeraria di bronzo che, come si comprende, richiamano anche loro prodotti specifici.
Il mercato di detti prodotti è vasto e variegato e la concorrenza è molto agguerrita, e ciò è un bene perché si può puntare su ciò che è migliore, a parità di costi.
Il lavoratore del marmo può, appunto per questo, fare le sue giuste scelte tenendo conto del fatto che esse sono rigorosamente legate sia al tempo necessario per l'esecuzione di una certa operazione, sia al consumo in materiali che ne deriva; in effetti, le pietre hanno caratteristiche fisico-chimico-meccaniche che possono diversificarsi fra di loro, anche se non in modo molto incisivo, e ciò anche nell'ambito dello stesso giacimento. In considerazione di tutto questo, i produttori di macchinari si sono orientati a produrne una vasta gamma in funzione dei vari tipi di materiali lapidei reperibili sul mercato del settore, in maniera tale da favorire i lavoratori della pietra nella scelta degli utensili e da orientarli a indirizzare la loro attenzione sul metodo più adatto al tipo di materiale in lavorazione. Cioè, un'operazione avente lo scopo di rendere più adeguate alle varie forme di intervento (di escavazione, di segagione, di finitura superficiale) le soluzioni adottate.
Fra tutte le apparecchiature adoperate nella lavorazione delle pietre ornamentali da oltre mezzo secolo, quelle che in maggior misura hanno contribuito al miglioramento delle prestazioni produttive sono quelle che si basano sull'intervento del diamante industriale; è un minerale universalmente conosciuto e apprezzato, che in sostanza ha reso essenziale e irrinunciabile il suo apporto da almeno mezzo secolo; e ciò sia per la drastica riduzione dei tempi di processo, sia per un concreto incremento qualitativo del prodotto finale: due doti che lo rendono particolarmente preferito dai lavoratori del marmo e dalla clientela. In concreto, è un materiale che ha una poliedricità d'utilizzazione veramente straordinaria, tanto da poter mettere insieme la qualità del prodotto finale e la riduzione dei costi, con grande soddisfazione di tutti.
La scelta del tipo di diamante non è legata a nessun giacimento in particolare: ciò significa che se esso proviene dall'Africa piuttosto che dall'Australia o dalla Russia non cambia nulla, essendo lo stesso in tutto il mondo. Piuttosto, se ci sono differenze, queste dipendono dai costi da affrontare nel suo acquisto.
E proprio per questo fatto esiste una stretta connessione tra il mercato del minerale diamante, nella sua qualità di abrasivo, e la politica dei Paesi di cui si è detto. Per il resto, tutto dipende dall'uomo, cioè dalla cura prestata nella realizzazione degli utensili e del complesso di tutte le strutture destinate ad accoglierli. Insomma, bisogna riconoscere che buoni utensili e valide strutture portanti sono una garanzia nell'ottenimento di una produzione quantitativamente e qualitativamente positiva.
Le macchine sulle quali devono essere calettati gli utensili, quali quelli con abrasivi e i dischi sono da programmare in partenza, sì da rendere le lavorazioni razionali e, per quanto possibile, automatiche. Sia detto come inciso, ma mai da sottovalutare, che tutti i dispositivi messi a disposizione dei lavoratori devono essere sempre e comunque rispettosi delle leggi che impongono la sicurezza nel lavoro.
Gli utensili, anche e soprattutto per quel che costano, non devono rispettare la mala legge del consumismo: l'"usa e getta" è assolutamente fuori luogo.
Per esempio, gli abrasivi, se non in toto, possono essere recuperati, trattenendo la frazione poco o per niente usurata e conferendo la frazione consumata alle discariche opportunamente autorizzate.
Il progresso tecnologico ha contribuito a ottimizzare, insieme con l'utensileria, tutto quanto è connesso con la progettazione e la realizzazione degli impianti relativi. In definitiva esiste un nesso indissolubile fra l'uno e gli altri. E, in verità, non è un caso che si sia concretizzato uno sviluppo interessante nella costruzione di macchine specifiche proprio per eseguire certe operazioni: esempi sono rappresentati dalle contornatrici, dalle tagliatrici a catena o a cinghia, nonché dai centri installati per l'effettuazione della lavorazione integrata, che ha ottenuto il risultato di spuntare miglioramenti dimostratisi di grande interesse tecnologico e di competitività, attivando un grande interesse sul mercato del settore.
Tutto ciò non rimane di competenza esclusiva dei laboratori di trasformazione e di classificazione, perché ha spinto verso un passo in avanti decisivo, passando dalla lavorazione artigianale, che si aveva in cava, all'industrializzazione dei lavori nella stessa, grazie all'avvento del filo diamantato e delle tagliatrici a catena o a cinghia, di cui l'elemento principale e vincente è sempre l'utilizzazione del diamante; e questo ha il vanto di aver rappresentato una soluzione clamorosa e vincente nella realizzazione di un incremento produttivo - soprattutto in merito all'ottimizzazione del dimensionamento dei blocchi, pressandolo - da una parte e di aver favorito la trasportabilità degli stessi e la riduzione degli sfridi, a tutto vantaggio del rispetto della struttura della roccia, dall'altra.
In definitiva, il diamante nell'industria estrattiva delle pietre ornamentali è stato il "deus ex machina" che ha semplificato in maniera decisiva le più importanti operazioni, quali il taglio al monte e la riquadratura dei blocchi, fatto ritenuto molto più complicato nei primi tempi (cioè quando si utilizzavano filo elicoidale, sabbia e acqua), dando al settore un'impostazione del tutto industriale.
Sicuramente, la coltivazione delle pietre ornamentali (con il marmo in testa) ha avuto un'importanza di grande rilievo sino a qualche decennio alla fine del 20° secolo, ma, da quando il diamante ha fatto il suo ingresso, inizialmente con timidezza, "di sguincio" - come si dice - per porsi prepotentemente "di piatto", si deve riconoscere che è stato il fattore più innovativo di tutto il settore degli ultimi tempi.
E tale riconoscimento gli è ampiamente e indiscutibilmente riconosciuto da tutti gli interessati del settore.