La diga di Casanuova sul fiume Chiascio

Il bacino idrico della diga di Casanuova presso Valfabbrica è oggi oggetto di un complesso lavoro di messa in sicurezza dell'invaso, portato avanti da Krea Costruzioni di Perugia: 3 anni di lavori, un'area d'interesse di 17,7 milioni di metri cubi e 2,3 milioni di metri cubi di materiali movimentati per un progetto di grande rilevanza nell'area dei comuni da Valfabbrica a Gubbio


Il complesso del bacino idrico della diga di Casanuova, che interessa i comuni di Valfabbrica e Gubbio (Perugia), è stato interessato, già nel 1971, da un primo progetto di sbarramento del fiume Chiascio, allo scopo di creare un serbatoio idrico per l'utilizzo agricolo. Tale opera è stata portata a termine tra il 1981 e il 1994 ed ha avuto un duplice scopo: da un lato, soddisfare la primaria esigenza idrica della valle Umbra; dall'altro, limitare lo sfruttamento del bacino idrico del lago Trasimeno.


La situazione iniziale
Già nel 1984, in fase esecutiva, un breve tratto della galleria di derivazione in sponda destra presentava alcune lesioni del rivestimento, che negli anni successivi, nonostante i ripetuti interventi di consolidamento, si sono ripresentate e progressivamente aggravate. Le conseguenti indagini hanno individuato un movimento gravitativo profondo del versante, latente ma tuttora attivo, che interessa gran parte della dorsale che costituisce la sponda destra del Chiascio nella zona della stretta di sbarramento.
Il fenomeno è certamente molto antico e interessa una zolla di grandi dimensioni (circa 18 milioni di metri cubi) di formazione marnoso-arenacea, che si muove più o meno solidalmente, conservando intatta la propria struttura stratificata. Delle opere che compongono lo sbarramento, sono comprese entro la zolla in movimento solo le strutture di imbocco della galleria di derivazione e il tronco di questa a monte del tratto lesionato (Foto 1 e 2).
La zolla in movimento ha peraltro mantenuto la sua struttura ordinata senza disarticolarsi, permettendo alle opere in essa contenute di conservare, a distanza di oltre trenta anni dalla costruzione, la loro integrità strutturale. Data la forte vicinanza con le opere di ritenuta, il fenomeno riscontrato rappresenta evidentemente un forte condizionamento nei riguardi dell'esercizio del serbatoio.

L'intervento
I lavori di messa in sicurezza dell'invaso, affidati all'impresa Krea Costruzioni di Perugia, capogruppo dell'associazione temporanea d'imprese che sta eseguendo l'appalto, sono iniziati nel Novembre 2016 (Foto 3), ed è prevista una durata complessiva dei lavori di 3 anni (consegna prevista per Novembre 2019). L'intervento riguarda un'area complessiva di 35,4 ettari, per un volume totale di 17,7 milioni di metri cubi. Sulla base dei risultati delle rilevazioni effettuate dal 1992 ad oggi, è stata registrata una velocità media di spostamento della zolla di 1,5 centimetri l'anno, sebbene negli ultimi 7 anni la velocità media sia stata di 0,87 centimetri l'anno.
Dato il tipo di fenomeno da contrastare, la tipologia di intervento più idonea prevede come base una banchinatura che abbraccia e si addossa al versante in movimento, giungendo ad occupare tutta la larghezza del fondovalle attuale, estesa verso Ovest fino alla confluenza del Fosso di Sambuco e poggiata ad Est sul paramento di monte della diga.
Per l'esecuzione dei lavori, Krea Costruzioni ha previsto la realizzazione di una tura provvisoria di sbarramento del fiume Chiascio, immediatamente a valle dell'immissione del Fosso di Sambuco, con funzione di salvaguardia delle aree di cantiere durante le fasi di imbasamento e formazione del rilevato di contenimento fino a 280,5 metri s.l.m. La tura ha sezione a trapezio, con larghezza in sommità variabile da 5,5 a 10 metri, e include a valle una rampa larga 5 metri che scende ai piedi del rilevato. Nella sua configurazione finale, il rilevato occuperà un'area di circa 12 ettari, con un'altezza massima sulla fondazione di 43 metri (Foto 4).
Una volta che il rilevato ha raggiunto la quota 280,50 metri s.l.m., la trincea viene colmata in maniera da formare un ripiano largo 51 metri circa alla quota indicata.
In seguito, si realizza il secondo corpo del rilevato, di altezza pari a 10 metri e pendenza della scarpata h/b = 1/3,5.
Alla quota 290,50 metri s.l.m., si ricava una seconda banca, larga 35 metri, al termine della quale spicca il terzo corpo del rilevato, che grazie alla pendenza della scarpata di h/b = 1/3,5 raggiunge la quota di 305,50 metri s.l.m. (altezza 15 metri), ed è a sua volta sede di una banca larga 10 metri.
La quarta ed ultima porzione del rilevato, alta 5 metri, raggiunge la quota di sommità pari a 310,50 metri s.l.m., con pendenza della scarpata h/b = 1/3,5.
Le scarpate del terzo e quarto blocco incorporano due rampe di servizio, ampie 8 metri, per l'accesso rispettivamente alla banca posta a quota 305,50 metri s.l.m. ed alla sommità del rilevato.
La porzione inferiore della banchinatura sul lato est poggia sul rivestimento in lastroni di calcestruzzo della pendice rocciosa sottostante.

 

L'articolo è stato pubblicato a pag 21 del n.628/2017 di Quarry and Construction...continua a leggere