Federcave: la situazione delle attività estrattive in Toscana

Recenti analisi sullo stato delle attività estrattive hanno confermato che la Toscana figura tra le regioni più rappresentative nel contesto nazionale, collocandosi tra le prime dieci in termini di numero di siti estrattivi in esercizio ed in posizione apicale per ciò che riguarda la varietà di materiali estraibili, tra materiali ad uso ornamentale e materiali per uso da costruzione e industriale.

Ciò nonostante, in termini di produzioni, la Toscana negli ultimi 10 anni ha subito una fortissima flessione dei volumi estratti, passando da circa 12.650.000 mc estratti nel 2007 a 5.900.000 mc estratti nel 2016, con un numero di cave in esercizio sceso dalle 393 unità contate nel 2010 alle 380 censite nel 2016.
L'esigenza di contrastare per quanto possibile questo trend negativo e di coniugare la possibilità di impiego e la tutela della risorsa lapidea con il prioritario rispetto della sostenibilità ambientale in accordo con le altre politiche regionali ha comportato già da tempo, da parte del legislatore regionale, una copiosa e mirata produzione di atti normativi rivolti al miglior governo possibile della materia.
Tra gli strumenti dispositivi più recenti e fondamentali in rapporto a questa materia sono da evidenziare i seguenti:
• PIT (Piano di Indirizzo Territoriale) con valenza di Piano Paesaggistico (approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 37 del 27 marzo 2015) che ha introdotto specifiche disposizioni che costituiscono il riferimento per la valutazione, in sede regionale e in sede locale, della compatibilità paesaggistica delle nuove attività estrattive, della riattivazione delle cave dismesse, degli ampliamenti di attività estrattive esistenti e delle loro varianti di carattere sostanziale. è rilevante evidenziare che la positiva verifica di compatibilità paesaggistica è condizione vincolante per il rilascio delle autorizzazioni allo svolgimento dell'attività di cava.
• Legge Regionale 25 marzo 2015, n. 35 (Disposizioni in materia di cave. Modifiche alla l.r. 104/1995, l.r. 65/1997, l.r. 78/1998, l.r. 10/2010 e l.r. 65/2014) e relativo Regolamento di attuazione (16 novembre 2015, n. 72/R) che provvede ad una revisione complessiva della precedente legge di settore (l.r. 78/1998), delineando un nuovo sistema pianificatorio che prevede un maggior ruolo della Regione nella pianificazione, al fine di garantire una regolamentazione univoca che assicuri il corretto uso delle risorse minerarie e coerenza sotto il profilo della tutela del territorio e dell'ambiente.
La nuova legge recepisce gli orientamenti comunitari e nazionali in materia ambientale e di semplificazione, attribuendo alla Regione anche un ruolo maggiore nella fase di Valutazione di Impatto Ambientale e nel controllo dell'attività di cava.
Con l'entrata in vigore di tale legge (peraltro in fase di attuale modifica da parte della Commissione consiliare competente) è stata avviata la redazione di un nuovo sistema pianificatorio, il Piano Regionale Cave (PRC), che si configura nella duplice veste di strumento di pianificazione territoriale, in quanto facente parte del PIT (Piano di Indirizzo Territoriale) e quale strumento di programmazione, in riferimento all'attuazione delle priorità del PRS (Programma Regionale di Sviluppo).
Allo stato attuale dei lavori il Piano Regionale Cave è prossimo alla sua adozione e, come disposto dalla legge, assorbe le funzioni di pianificazione precedentemente svolte dalle Province con i Piani provinciali, mediante l'elaborazione di una stima dei fabbisogni su scala regionale delle diverse tipologie di materiali, individuando a tal fine i comprensori estrattivi in modo da assegnare a ciascuno di questi i relativi obiettivi di produzione sostenibile ed individuando i giacimenti potenzialmente escavabili, escludendoli da attività che possano compromettere le attività estrattive.
è importante infatti evidenziare che i giacimenti individuati dal Piano costituiranno invarianti strutturali ai sensi della normativa in materia di governo del territorio regionale (art. 5 l.r. 65/2014).
L'individuazione dei fabbisogni, dei giacimenti, dei comprensori estrattivi ed i criteri rivolti ai comuni per la localizzazione delle aree a destinazione estrattiva avranno effetto prescrittivo in materia di pianificazione territoriale.
Fino all'entrata in vigore del Piano Regionale Cave gli strumenti vigenti in Toscana permangono essere:
- Il PRAER di cui all'art. 3 della l.r. 78/1998 quale atto di indirizzo;
- I PAERP di cui all'art. 7 della l.r. 78/1998 per le province di Arezzo, Siena, Grosseto, Pisa e Livorno;
- Il PRAE di cui alla l.r. 36/1980 (modificato fino al 2008) per le Province di Massa Carrara, Lucca, Pistoia, Prato e Firenze che non hanno provveduto all'approvazione del PAERP.
La localizzazione dei siti di cava sarà effettuata dai Comuni che emetteranno un pubblico avviso, a carattere ricognitivo e non vincolante, invitando i soggetti interessati a presentare proposte o progetti finalizzati all'attuazione degli obiettivi e degli indirizzi strategici del piano cave.
Rimane in capo ai Comuni il rilascio delle autorizzazioni alla coltivazione delle cave ordinarie e delle cave di prestito di interesse locale, dei piani di recupero dei siti estrattivi dismessi, la vigilanza ed il controllo dell'attività di cava e la possibilità di emanazione di provvedimenti di sospensione e revoca delle autorizzazioni.