Analisi di trasformabilità e riuso: casa morisca di Calle Tiña a Granada


Tesi di Laurea Magistrale in Architettura

L'idea di fare la tesi sul tema sul restauro di un edificio residenziale morisco, nasce da un viaggio fatto a Granada nel maggio 2013. Passeggiando, tra le stradine dell'Albaicin, mi sono fatta affascinare dalla bellezza del paesaggio andaluso e dalla forte identità araba che emana questo luogo.
Purtroppo spesso capita di vedere edifici storici in stato di abbandono oppure restaurati in modo, a mio modesto parere, non adeguato; questo accade perché si sceglie la funzionalità a discapito della conservazione. Con l'idea di voler approfondire il tema del restauro a questo tipo di architettura, sono ripartita per Granada a marzo 2014.
Con l'aiuto de "El Laboratorio de Arqueologia y Arquitectura de la Ciudad" de la Escuela de Estudios Arabes di Granada e sotto la supervisione del professor Josè Manuel Lopez Osorio, ho condotto lo studio su Casa di Calle Tiña, un edificio residenziale tradizionale del luogo.
Il termine "morisco" indica una tipologia edilizia realizzata dai musulmani dopo la conquista dei Re cattolici del 1492. Questi edifici sono tipici del XVI secolo ed hanno origine dall'evoluzione della casa Nazarí.
Gli elementi principali, che sono il risultato della sintesi di tradizioni siriane, ellenistiche e bizantine, sono:
- Edificio a due piani sviluppato attorno ad un patio.
- Ala nord con eventuale terzo livello per fermare i venti freddi.
- Nel fronte su strada i pieni prevalgono sui vuoti per almeno il 75%. Le poche aperture, sono di dimensioni ridotte, poste a livello superiore.
- I muri presentano un restringimento verso l'alto per dare maggior flessibilità alla struttura.
- La distribuzione delle stanze del piano superiore avviene attraverso la galleria che si appoggia alle colonne del patio.
- Spesso è presente di un piano seminterrato, chiamato "Sotano".

I materiali utilizzati per la realizzazione dell'edificio sono: la pietra (proveniente dal fiume Darro), il laterizio, el adobe (blocchi di terra bagnata, battuta e fatta riposare in luoghi coperti e asciutti), il legno (raccolto dalle vicine montagne e utilizzato sia per elementi portanti che decorativi), la calce, la ceramica smaltata e il gesso.
Il primo passo è stato quello di cercare informazioni storiche sull'edificio e sul suo contesto territoriale, in modo tale da risalire alle caratteristiche originarie dell'architettura sia in modo diretto (attraverso documenti propri dell'edificio) che in modo indiretto (attraverso il confronto con casi analoghi).
Successivamente sono stati fatti i rilievi, che hanno permesso di avere una restituzione precisa dello stato di fatto, e una serie di analisi che hanno completato il quadro conoscitivo dell'oggetto di studio.
Casa Tiña, collocata nella strada dal medesimo nome, si trova nel cuore dell'Albaicin. Questo edificio è tipicamente morisco, con la particolarità di avere due facciate su strada e quindi due lati con illuminazione diretta. Le grandi dimensioni dell'edificio (circa 525 mq), hanno portato i proprietari ad affittare la casa a studenti universitari. Per ottenere un maggior numero di stanze, la casa ha subito lavori di adattamento che ne hanno compromesso la conservazione degli elementi antichi.
Il piano terra si sviluppa attorno al patio che, ancora oggi, rappresenta il fulcro della casa. Qui si trovano due camere da letto dotate di bagno e le stanze di servizio (cucine e lavanderia). Dalla lettura della pianta è possibile vedere come, ancora oggi, sia presente il sistema di doppie porte che garantiscono la privacy dei luoghi più privati.
Il piano rialzato è costituito da due stanze. Una accessibile dalla cucina e l'altra dal vano scale. Attualmente sono entrambe camere da letto.
Il primo piano è distribuito dalla galleria; qui sono presenti due stanze comuni, mentre le altre sono camere da letto, spesso dotate di piccolissimi bagni privati.
Il secondo piano è sicuramente di epoca recente rispetto al resto dell'edificio, ma anch'esso presenta delle modifiche. L'attuale corridoio era in precedenza una galleria aperta verso l'esterno.
I prospetti sono molto eterogenei; osservandoli attentamente è possibile trovare elementi di diverse epoche. Le grandi e frequenti finestre sono un chiaro segno di adeguamento di epoca barocca.
Per realizzare un progetto di restauro è necessario avere una conoscenza dettagliata dell'architettura.
Gli studi effettuati sono:
- Analisi dell'evoluzione storica
- Analisi materico-patologica delle facciate
- Analisi dei dissesti

Per datare storicamente gli elementi di facciata, sono stati fatti studi sui materiali (analisi cromatiche e dimensionali), sull'orditura delle murature, sulle aperture e sulle tipologie di serramento; ne emerge un edificio del XVI secolo a cui sono state fatte importanti modifiche in epoca Barocca (realizzazioni di grandi finestre e intonacature dei piani superiori) e alcuni recentemente (strettamente funzionali).
L'analisi materico patologica è stata realizzata attraverso il confronto in loco delle patologie presenti con quelle classificate della UNI 11182/2006 "Materiali lapidei naturali e artificiali - Descrizione delle forme di alterazione - Termini e Definizioni" e localizzate in modo tale da conoscerne le precise estensioni e quindi poter effettuare una valutazione economica precisa dei costi di restauro.
I dissesti di maggior importanza sono stati riscontrati nella facciata est e nella volta del vano scale. Il tipo di lesioni presenti suggeriscono il cedimento della struttura portante della copertura.
Il sistema costruttivo dei tetti della casa morisca è di tipo "armadura semplice", costituita da travi inclinate e travi di colmo che si appoggiano direttamente sul muro. Questo tipo di copertura, fortemente spingente, è la causa dei dissesti evidenziati.
Non avendo accesso ai progetti, non è possibile sapere con certezza che tipo di intervento sia stato svolto per consolidare le strutture durante i restauri delle coperture del 2008; tuttavia è facile pensare che siano stati inseriti dei tiranti in modo tale da eliminare le spinte delle travi sulle murature.
La strategia progettuale applicata è basata sulla conservazione degli elementi caratteristici dell'edificio e dell'evoluzione storica avvenuta nei secoli.
Sarebbe sbagliato, infatti, riportare Casa Tiña alla sua forma originaria del XVI secolo in quanto le trasformazioni di epoche successive sono segni del passaggio del tempo; anche la totale conservazione non è da ritenersi la giusta scelta perché, come dimostrato nei vari studi condotti, alcuni interventi sono stati realizzati senza rispettare le caratteristiche morfologiche dell'architettura.
La strategia progettuale ha quindi come obiettivo la conservazione della casa morsica e la suddivisione originale degli spazi. Le trasformazioni riguardano principalmente l'eliminazione degli attuali muri divisori che suddividono le stanze originarie dell'architettura. In questo modo, si torna ad avere poche stanze ma grandi, adatte ad ospitare turisti e studenti. La conservazione della destinazione d'uso, rappresenta un giusto compromesso tra la funzione residenziale per cui è nata e la necessità di coprire i costi di gestione di un edificio così grande.
Il risultato sono quindi tre camere da letto con bagno privato al piano terra (di cui una per diversamente abiliti) e quattro al primo piano. Ogni piano è dotato di stanze comuni in modo tale da favorire la socializzazione tra gli inquilini. Il secondo piano è invece un appartamento per il proprietario, il quale può gestire l'attività commerciale 24 ore su 24 disponendo di spazi privati.
Esternamente gli interventi sono di tipo conservativo, con la sola rimozione della finestra del secondo piano della facciata nord che, sorta per motivi strettamente funzionali, crea disturbo nella lettura del prospetto.
L'Albaicin presenta una fitta rete di cavi elettrici esterni che corrono da una parte all'altra delle strade per garantire l'illuminazione stradale nelle ore serali; questo crea un enorme intralcio nella lettura delle facciate di tantissimi edifici dell'interno quartiere. Trattandosi di opere comunali, non è possibile intervenire in modo sostanziale solo su Casa Tiña. L'unica soluzione è quella di racchiudere i cavi che invadono le facciate dell'oggetto di studio in canaline.
Anche per le pavimentazioni vige la strategia della conservazione; nonostante non siano originali, sono compatibili con le caratteristiche moresche. Solo nelle stanze in cui sono presenti mattonelle in graniglia avverrà la rimozione delle piastrelle per sostituirle con il cotto, già presente nel resto dell'edificio.
Il restauro di un edificio moresco è sicuramente difficile: lo studio degli elementi architettonici che costituiscono questo tipo di architetture sono tanti, eterogenei e spesso difficili da collocare nel tempo. Questi fattori rendono l'intervento complesso e quindi, per questioni economiche e temporali, si effettuano trasformazioni semplici e strettamente funzionali che mettono a rischio la conservazione dell'architettura morsica di Granada.
Mantenere gli elementi della trasformazione nel corso del tempo non ha solo una funzione storico-architettonica ma anche sociologica; gli interventi conservati sono un segno indelebile dell'evoluzione sociale che ha cambiato completamente esigenze e stile di vita.
La proposta descritta è il risultato di un percorso fatto con la collaborazione di un'equipe andalusa ed una italiana; il confronto, in termini di conservazione storica e riuso, ha permesso di realizzare un progetto equilibrato. Casa Tiña mantiene il suo carattere fortemente morisco in cui sono stati fatti interventi barocchi e moderni.
Le trasformazioni proposte sono compatibili con le disponibilità economiche dei piccoli imprenditori di oggi e con le esigenze di ospiti che desiderano vivere all'interno di un edificio storico.