L’attività dell’ANIM nel primo semestre 2017 per lo sviluppo normativo e delle attività di programmazione e pianificazione dello sfruttamento delle materie prime

L'ANIM, nel corso del primo semestre 2017, è stata impegnata in numerose attività indirizzate alla redazione di norme specifiche di interesse per il settore estrattivo, nonché in attività finalizzate a una strategia nazionale delle materie prime e per il miglioramento degli strumenti operativi e di conoscenza a disposizione delle aziende estrattive.
Si riportano di seguito le iniziative più rilevanti che hanno visto la presenza significativa dell'ANIM


Attività per la proposta di un decreto ministeriale relativo alle pompe di calore geotermiche a circuito chiuso
L'ANIM ha partecipato alla redazione di una proposta di decreto interministeriale, previsto dall'art. 7, comma 4, del decreto legislativo n. 28/2011, da sottoporre al Ministero dello Sviluppo Economico, volto a "stabilire le prescrizioni per la posa in opera degli impianti di produzione di calore da risorsa geotermica, ovvero sonde geotermiche, destinati al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici, e i casi in cui si applica la procedura abilitativa semplificata di cui all'articolo 6 dello stesso decreto n. 28/2011".
Il lavori si sono svolti nell'ambito della "Piattaforma Geotermica del Consiglio Nazionale dei Geologi", e con la partecipazione di tutte la rappresentanze datoriali del settore geotermico in Italia.
La disponibilità di una normativa di settore che disciplini le condizioni per lo sviluppo delle sonde geotermiche costituisce una richiesta pressante del mondo imprenditoriale interessato alla progettazione, installazione e gestione delle sonde geotermiche per il riscaldamento e il raffrescamento di edifici: l'assenza di una specifica normativa costituisce elemento di ostacolo per la messa in opera di nuove sonde geotermiche, importanti anche per la riduzione dei consumi energetici e la mitigazione dell'effetto serra.
Il lavoro, ormai nella fase conclusiva di revisione e condivisione della proposta di decreto interministeriale, ha potuto fare riferimento, per quanto possibile, alla legislazione in materia di sonde geotermiche prodotta dalle Regioni Lombardia e Lazio e dalla Province Autonome di Trento e Bolzano.
Il contenuto della proposta di decreto si può riassumere:
• definizione, importante ai fini del confine applicativo del decreto, dei concetti di sonda geotermica, impianto a pompa di calore geotermica, scambiatore geotermico, scambiatore geotermico a circuito chiuso, etc.;
• procedure abilitative per l'installazione delle sonde geotermiche, in funzione sia della profondità dal piano campagna, sia della potenza termica prevista in sede progettuale, richiedendo, ancora, accertamenti delle caratteristiche termiche del sottosuolo, differenziati in funzione della potenza termica di progetto: le Regioni possono integrare e modificare i limiti di profondità previsti ai fini delle necessarie autorizzazione. Sono state proposte semplificazioni procedurali in funzione della profondità e della potenza termica di progetto;
• progettazione dei piccoli e grandi impianti a pompa di calore geotermica: per i piccoli impianti i dati di progetto possono essere dedotti dalla letteratura, mentre per i grandi impianti occorrerà procedere alla effettuazione di un TRT (Thermal Response Test), il tutto nel rispetto della normativa per la tutela delle acque;
• modalità di installazione delle sonde geotermiche e di qualificazione delle aziende installatrici - Si prevede l'adozione delle norme UNI attualmente in vigore quali norme di buona tecnica: il Comitato Termotecnico Italiano (CTI), Ente Federato all'UNI, su impulso della Regione Lombardia, ha emanato specifiche norme in materia di progettazione, installazione e manutenzione delle sonde geotermiche, per le valutazioni ambientali e per la qualificazione delle aziende installatrici;
• dati di progetti e di collaudo;
• modalità di esercizio delle funzioni regionali;
• istituzione del "Registro Regionale delle Sonde Geotermiche", in analogia con quanto già realizzato o in corso di realizzazione da alcune Regioni;
• istituzione della "Carta Geoenergetica Regionale"
La proposta di decreto interministeriale, superato l'eventuale vaglio del Ministero dello Sviluppo Economico, dovrà ottenere il concerto degli altri Ministeri interessati e quindi raggiungere l'intesa in sede di conferenza Stato - Regioni.


Attività per la proposta di un progetto di legge nazionale per la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso
L'ANIM è uno dei sottoscrittori dell'accordo per la costituzione di una rete nazionale dei Parchi minerari e degli altri Enti pubblici e privati operanti per la valorizzazione del patrimoni minerario dismesso. L'accordo, nato da un'idea di ISPRA con ANIM e AIPAI, è stato sottoscritto il 2 ottobre 2015 in occasione di EXPO 2015; hanno sottoscritto l'accordo, oltre ai soggetti citati, la Regione Lombardia, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Consiglio Nazionale Geologi, i Parchi minerari nazionali e alcuni Enti e Associazioni interessati alle attività di valorizzazione mineraria. Con le adesioni successivamente intervenute è stato possibile definire il contenuto della Rete Mineraria (Re.Mi), oggi pienamente operativa.
Nel corso del primo semestre dell'anno 2017 è stato realizzato il primo obiettivo della Re.Mi: produzione della proposta di un progetto di legge nazionale per la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso, elaborata da un gruppo ristretto con il supporto di ANIM e quindi approvata dal coordinamento della Rete Mineraria.
Il progetto di legge ha potuto fare riferimento alle leggi già approvate dalle Regioni Lombardia, Valle d'Aosta e Liguria, orientate, se pur con le inevitabili differenze legate alla particolarità del territorio, verso scelte comuni in materia autorizzativa e di gestione delle attività di valorizzazione del patrimonio minerario dismesso.
La proposta di legge affronta tutti gli aspetti dell'attività di valorizzazione, che, in prima istanza, necessita di una precisazione preliminare circa il suo stesso significato, definendo gli ambiti territoriali che possono essere interessati, nel rispetto dei vincoli ambientali e territoriali esistenti e nel rispetto della legislazione mineraria in vigore. Le definizioni, con riferimento alle attività di valorizzazione, di "Geosito", "Miniera museo o museo minerario", "Parco geominerario", "Patrimonio di archeologia industriale mineraria", Patrimonio Geominerario", "Paesaggio minerario", "Sito di interesse minerario" e " Sito minerario dismesso" hanno permesso di rendere evidente l'ambito applicativo della legge.
Il progetto di legge riguarda:
• funzioni dello Stato, di verifica e integrazione dei censimenti già condotti da ISPRA, sostegno al recupero e valorizzazione del patrimonio minerario dismesso, promozione, sostegno e sviluppo, nel quadro dello sviluppo sostenibile, delle attività di formazione e di ricerca scientifica e tecnologica per la valorizazzione delle miniere dismesse;
• funzioni delle regioni, relative alla programmazione delle attività di valorizzazione, verifica della sicurezza dei siti minerari dismessi, facilitazione del processo di riutilizzo a fini minerari dei siti dismessi, controlli in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori addetti alle attività di valorizzazione mineraria, istituzione di Parchi o Miniere museo, autorizzazione delle attività di valorizzazione;
• funzioni dei Comuni relativi alla proposta di istituzione e alla gestione del Parco minerario e/o Museo minerario, con espressione di parere vincolante circa le autorizzazioni regionali;
• programma regionale per la conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso;
• istituzione del Parco o Museo geominerario e tutela dei siti inclusi all'interno del Parco stesso;
• sistemi a rete dei Parchi geominerari;
• procedimento autorizzativo per la valorizzazione dei siti minerari dismessi;
• bonifica dei siti minerari dismessi;


Strategia per una politica nazionale delle materie prime
L'ANIM, all'interno del Laboratorio Materie Prime (LabMP), cui aderiscono ENEA, CRIET, Ministero dello Sviluppo Economico, ASSOMINERARIA, ANEPLA, AITEC e Confindustria Marmomacchine, è fortemente impegnata nella redazione della Strategia nazionale per lo sviluppo delle materie prime.
A fronte della rilevante importanza economica delle attività estrattive e di tutte le altre attività di valorizzazione, riciclo e riuso delle materie prime nell'ottica degli emergenti principi dell'economia circolare, a livello nazionale non vi è ancora una strategia condivisa per lo sviluppo organico dell'industria delle materie prime stesse, che garantisca la sicurezza degli approvvigionamenti.
A livello comunitario, sin dal 2008, è stata avviata una politica europea delle materie prime, basata sulle esigenze di approvvigionamento delle risorse naturali minerarie a livello di Unione Europea, di cui al documento COM(2008) 699, cui è seguita un'intensa azione attuativa delle specifiche previsioni operative contenute nel documento stesso.
Le motivazioni circa l'assenza di una politica nazionale delle materie prime sono da ricercare essenzialmente nella frammentazione delle competenze amministrative tra lo Stato, le Regioni e le Amministrazioni Locali e Territoriali, nella frammentazione legislativa regionale in materia di cave, nel mancato aggiornamento delle legislazione nazionale in materia di miniere, nel mancato coordinamento delle esigenze industriali per un forte sviluppo dell'industria delle materie prime con le esigenze di tutela ambientale, della biodiversità, paesaggistica e idrogeologica.
Una strategia nazionale delle materie prime, per avere prospettive di successo, deve essere condivisa con il sistema delle autonomie, con accordo in sede di Conferenza Stato - regioni e Conferenza Stato - Città e autonomie locali.
I partecipanti al LabMP, nel primo semestre dell'anno 2017, hanno continuato l'attività di perfezionamento del documento predisposto alla fine dell'anno 2016, anche a seguito delle osservazioni acquisite dagli aderenti ai singoli Enti o Associazioni.
Sono stati approfonditi i necessari rapporti della strategia in fase di definizione con gli obiettivi dell'economia circolare definita il 2 dicembre 2015 dalla Commissione europea, acquisendo anche il supporto dell'ISTAT in merito alla conoscenza dei fenomeni produttivi legati al settore estrattivo. Il pacchetto dell'economia circolare contiene riferimenti al settore delle materie prime, con particolare riferimento alla riduzione dei consumi di tali materie prime e al loro riuso o riciclo.
I lavori del LabMP sono anche continuati al fine di perfezionare il contenuto delle azioni previste dalla strategia nazionale.
Sono previste 23 azioni specifiche, che potranno essere integrate e/o modificate allorquando saranno consultati gli Stakeholders per acquisirne commenti, osservazioni e proposte di modifica e integrazione.


Disciplinare relativo alla professione non normata di "Capo cava"

L'ANIM, nell'ambito dei suoi obiettivi istituzionali, ha interesse a valorizzare le figure professionali afferenti al settore estrattivo di cava, non normate dal DPR n. 128/1959: tale risulta essere la figura del "Capo cava", oggi presente in numerose realtà estrattive, costituendo la professionalità di congiunzione tra il Titolare e il Direttore responsabile dei luoghi di lavoro.
La coltivazione di una cava richiede l'applicazione multidisciplinare di diverse competenze che coprono i processi complessi derivanti da una interazione tra macchine, ambiente naturale e metodologie operative.
Per le esigenze sempre più pressanti di una produzione internazionalizzata e a fronte dell'introduzione di nuove tecnologie e sistemi di controllo e monitoraggio delle fronti residue, il livello progettuale delle cave è ormai molto elevato.
L'approccio metodologico-scientifico dei progettisti e la successiva programmazione e gestione della produzione si confrontano con un corpus normativo e di buone prassi sempre più dettagliato.
L'interpretazione giornaliera degli indirizzi operativi generali è attuata da cavatori, anche specializzati e guidati da un Capo cava, che spesso assumono la qualifica di Sorvegliante ai sensi del DPR n. 128/1959 e di Preposto ai sensi del decreto legislativo n. 81/2008.
L'individuazione delle caratteristiche e delle competenze del Capo cava costituisce l'obiettivo del disciplinare. Tale figura, sulla base del DSS e di ordini di servizio, governa gli uomini per la migliore gestione in sicurezza della cava.
Il ruolo del Capo cava è di grande importanza, sia per il raggiungimento degli obiettivi aziendali, sia per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Il disciplinare del capo cava è stato perfezionato nel corso del primo semestre 2017, a completamento dei lavori avviati sin dal 2014, e potrà essere oggetto di approvazione da parte dell'Assemblea dell'ANIM, con successivo avvio delle attività di diffusione del disciplinare stesso e del procedimento di certificazione della professione, anche a livello amministrativo.