Un rapporto tribolato, ma sul quale è necessario rimettere mano in maniera approfondita. Perché manca una legge adeguata ai tempi e perché questi tempi sono radicalmente cambiati. È quanto è emerso dal convegno sul tema tenutosi lunedì 25 maggio 2015, a palazzo Pirelli, sede del Consiglio regionale della Lombardia, e organizzato dal Gruppo consiliare del Partito democratico.
In una sala piena di interlocutori, molti dei quali, come istituzioni, associazioni e operatori, hanno portato interessanti contributi, ha esordito con un saluto Enrico Brambilla, capogruppo del Pd: “C’è un forte impegno nostro a rilanciare la discussione in Commissione Ambiente soprattutto per la nuova legge sulle cave – ha assicurato –. E l’approccio è di ampia condivisione e apertura. Fatto che ci viene imposto dalla nuova situazione in cui si trova la Regione per eventi intervenuti e per i cambiamenti istituzionali in atto, come la riforma Del Rio o le più recenti leggi europee”.
Ma a spiegare bene la posizione del Pd è stato Giuseppe Villani, consigliere regionale e capogruppo in Commissione Ambiente, che da anni si batte per la nuova legge sulla cavazione: “Il nostro progetto di legge è sicuramente datato, ma serve a mettere in fila alcuni elementi che per noi sono fondamentali nella redazione della nuova normativa – ha esordito–. Il primo elemento che vorremmo caratterizzasse una legge adeguata ai tempi ci richiama al criterio della sostenibilità, intesa come tratto distintivo che deve guidare le scelte. La sostenibilità è un fattore di selezione in ogni tratto del percorso normativo, compreso quello delle attività tecniche e burocratiche. Il secondo elemento è la declinazione che vogliamo dare al settore delle attività estrattive, che è decisamente diversa dal passato, non consentendo le cave di prestito e aiutando piuttosto le scelte di ambito, quindi quella componente imprenditoriale che investe in tecnologie e innovazione e a cui chiediamo di incrementare gli investimenti sulla sostenibilità”.
Infine, l’importante terzo punto che per Villani è “la dimensione programmatoria. Non possiamo più pensare che vi sia un doppio livello decisionale: provinciale prima e regionale poi. Lo spazio della decisione deve essere congruente con lo spazio fisico delle attività programmate. Semmai quello che dobbiamo riuscire a capire è quale sia questo spazio. La modifica degli assetti territoriali prevista dalla legge Delrio ci costringe a una riflessione sulla dimensione provinciale, piuttosto che su quella di area vasta, o ancora su quella regionale. Ma un ragionamento dobbiamo farlo. E deve avvenire nella certezza del rispetto delle regole per tutti coloro che sono coinvolti nel processo. Certezza che deve toccare anche il tema della tariffazione per le attività estrattive”.
Tra gli interventi, quello di Daniele Bosone, presidente della Provincia di Pavia e presente al convegno anche in qualità di presidente dell’Unione Province lombarde: “La legge Delrio prevede tra le funzioni dei nuovi enti la tutela e la valorizzazione ambientale. Quindi, le Regioni devono mantenere l’aspetto legislativo, ma agli enti locali va il ruolo amministrativo. E soprattutto la pianificazione deve stare a livello locale. In sostanza, nell’ambito di un necessario buon equilibrio tra imprese, Regione ed enti locali, alla Regione chiediamo una normativa quadro, avendo attenzione agli enti di area vasta”. E l’esempio portato dal presidente pavese è di stretta attualità: “Il caso di Retorbido e del suo iter autorizzativo è emblematico. Ecco: situazioni del genere non dovrebbero più ripetersi”.
Sulla necessità di un cambio sostanziale di approccio è intervenuta l’on. Chiara Braga, parlamentare del Pd, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera: “L’ultima legge regionale sull’esercizio dell’attività estrattiva risale al 1998 e in questi quasi 17 anni il mondo è cambiato considerevolmente – ha ricordato –. Nella pratica sono cambiate la domanda, le tecniche di risposta, anche grazie ad un’edilizia in evoluzione costante. Oltre tutto, questo tema si intreccia strettamente con una diversa sensibilità e consapevolezza sul consumo di suolo, relativamente al quale avete approvato recentemente una legge regionale. C’è anche stato uno spostamento della decisione dalla dimensione locale a quella europea”.
E se il livello legislativo nazionale non ha incidenza diretta su quello locale, bisogna anche far presente, ha detto la Braga, che “siamo in una fase di profondo e generale ripensamento, non dobbiamo correre il rischio di una sottovalutazione di questo cambiamento e dobbiamo lavorare per una soluzione che aiuti tutti gli attori interessati. È necessario prendere i temi e affrontarli come stiamo facendo a livello parlamentare, ad esempio, per la riforma delle agenzie ambientali che ci consentirà di rafforzare lo strumento dei controlli ambientali e su cui saremo pronti per l’estate”.