Tesi di Laurea Magistrale in Architettura, DICATeA
Alla base dei primi rilievi che modellano la Val Ceno, lungo la strada per Varano de’ Melegari,ci si imbatte nel paese di Viazzano,che si mostra in tutto il suo aspetto medioevale aprendosi su di un campo incolto, il quale lascia una piena visuale. Tra la serie di facciate si distingue maestosa, con il suo doppio loggiato, la torretta e la particolare tinta del suo intonaco, la Casa Grossardi anche detta “Casa della Loggia”. Con questo edificio come oggetto di studio ci si propone di affrontare il tema del riuso, avendo l’obiettivo di fornire una nuova vocazione alla casa che sia anche capace di far rivivere e riscoprire il vecchio borgo nel quale è inserita. La scelta del riuso verte sul fatto che si tratta di un argomento che sta assumendo un’importanza sempre più rilevante, avanzando una riflessione sull’esigenza di valorizzare il costruito attraverso l’adeguamento a nuove attività. Tutto ciò mantenendone l’identità e ottenendo notevoli vantaggi in termini monetari, di consumi di suolo e di materie prime.
Negli ultimi trentacinque anni di abbandono dalla sua ultima funzione abitativa, le condizioni della struttura e dei materiali hanno subito gravi deterioramenti che influiscono sulla statica e sull’estetica della casa.
L’edificio originario risale al 1494, come riporta l’incisione su un architrave in pietra del fronte ovest. Da questa data numerosi sono gli interventi che si sono succeduti nel tempo. Ciò è dimostrato dalla differenza dei materiali, dai segni ancora visibili di aperture nuove o tamponate, dai giunti lineari tra i materiali, con la disposizione delle pietre di lista e di testa in prossimità di questi. La Loggia stessa è stata un’aggiunta del 1700. La prima famiglia a cui appartenne la casa fu quella dei Grossardi, da cui prende il nome, per poi essere ceduta ad Adelchi Venturini nel 1884,la cui famiglia risiede all’interno della villa ad est della Casa Grossardi. Adelchi si distinse nel parmense per le sue doti pittoriche e fu molto legato a Viazzano tanto da dipingere diversi scorci del borgo, documentando la condizione del paese nella seconda metà del 1800. Attualmente la proprietà è della famiglia Bentivoglio, a seguito dell’unione in matrimonio tra il Conte Bentivoglio ed Alberta Venturini, che eredita la casa nel 1945.
Analizzando la struttura si nota come questa segua l’andamento del terreno che dal Torrente Ceno prosegue verso nord con un leggero pendio e che porta ad avere un dislivello di circa 2m tra via della Loggia e la piazzetta a nord della casa. Da ciò ne conseguono alcuni locali seminterrati sui lati nord ed ovest del piano terra. Planimetricamente l’edifico si sviluppa su tre livelli di circa 400 mq ciascuno, con l’aggiunta di 200mq relativi al cortile antistante. A piano terra un grande corridoio centrale, che corre lungo l’asse nord-sud, distribuisce gli spazi a destra e sinistra e si interrompe con un grande vano con volta a botte lunettata che comprende l’intero lato nord. Una scala ad L conduce al piano superiore nuovamente diviso dal lungo corridoio terminante su entrambe le estremità con un portone, l’uno diretto a nord verso il borgo e l’altro diretto nell’affascinante loggiato, caratterizzato da quattro arcate a tutto sesto e copertura con volta a crociera. I vani presentano solai lignei con travi a vista e pianta quadrata, con metrature inferiori ai 20 mq ad eccezione di una grande salone che si distingue con i suoi 50 mq e i 4m di altezza, a differenza dei 3,40m del restante piano. Proseguendo le scale si giunge al sottotetto praticabile, dove a metà del corridoio si alza la torretta fino a 5,40m di altezza dalla quota del pavimento.
A causa del lungo periodo di abbandono e dell’assenza di lavori di manutenzione, internamente si trovano diverse fessure con spessore variabile da meno di un millimetro fino a due centimetri, concentrate a sud e ad est e sviluppatesi su tutti e tre i livelli. Il loro andamento e lo spessore minimo alla base e massimo in sommità, dimostrano il ribaltamento dell’intero corpo della loggia e dell’intero corpo murario esterno ad est. Evidente è anche il pessimo stato di conservazione dei materiali in facciata che presentano diverse tipologie di degrado tra le quali predomina il distacco dell’intonaco,che arriva ad essere completamente assente ad ovest. I solai sono per la maggior parte conservati discretamente anche se alcune travi sono soggette ad inflessione, che causano a loro volta il dissesto della pavimentazione soprastante, oppure sono soggette a rottura o attacco da biodeteriogeno.
Ipotizzare una nuova destinazione d’uso comporta un’attenta analisi di diversi fattori che influiscono sulla buona riuscita del progetto e quindi sull’effettivo nuovo utilizzo dell’edificio in questione. In primo luogo le peculiarità della struttura, la dimensione e disposizione dei vani, ma anche le particolarità estetiche. Non si può prescindere inoltre dalla localizzazione e dal contesto in cui l’edificio è inserito. In questo caso il contesto ha costituito la problematica maggiore in quanto ci si trova distante dai due centri abitati più prossimi e Viazzano stesso non può essere considerato un paese che offre molto luoghi di incontro, vita sociale o poli che attraggono un flusso continuo di persone. Il borgo antico, anche se molto caratteristico, non è frequentato anche perché posto fuori asse rispetto la viabilità principale. Tuttavia, se da una parte la tranquillità della zona costituisce un difetto, dall’altra ne diventa un pregio. La natura si estende rigogliosa tutto intorno a Viazzano e mette a disposizione zone rilassanti, incontaminate e suggestive, così come il vecchio borgo e la stessa Casa Grossardi, la cui pianta rampicante nelle belle giornate crea dei bellissimi giochi di luce ed ombra all’interno della loggia. L’insieme di questi spunti, uniti al rimando al pittore Adelchi Venturini che fu tanto ispirato da questo luogo, si è pensato di riutilizzare la Casa Grossardi come Laboratorio delle Arti. La disposizione interna dei vani e la loro dimensione ne consentono un immediato utilizzo come aule senza modifiche che ne stravolgano l’essenza. Il progetto di riuso prevede innanzitutto la sistemazione dell’accessibilità al sito con la predisposizione di una pista ciclabile che collega Viazzano con Varano, completando il progetto previsto nel RUE, la collocazione di due fermate per potenziare il servizio dei mezzi pubblici, e l’aggiunta di posti auto lungo via della Loggia, mascherati da un dosso erboso per mantenere un aspetto più naturale possibile verso le zone di particolare interesse paesaggistico-ambientale.
L’edificio è configurato per ospitare funzioni pubbliche a piano terra, con accesso diretto dal cortile, e l’attività didattica ai due livelli superiori, con eventuale accesso diretto da nord, dove il terrapieno erboso diviene una rampa pavimentata permettendo così una maggiore illuminazione nel vano voltato a botte. A piano terra si trova quindi la direzione, una caffetteria, la biblioteca e l’area espositiva che può proseguire anche all’aperto nel cortile. Il primo piano è dedicato al laboratori artistici e la loggia diventa un punto di belvedere o di postazione per dipinti dal vero. Il sottotetto viene completamente dedicato alla scrittura.
Le modifiche alla struttura per ottenere questa configurazione non sono rilevanti. Pareti leggere vengono inserite per la creazione dei servizi igienici. Le demolizioni riguardano l’ampliamento delle aperture finestrate, abbassando la quota del parapetto per ottenere una maggiore illuminazione nei vani, oppure l’apertura totale di porte e finestre cercando, dove possibile, l’allineamento verticale con quelle già esistenti.
Visti i dissesti ripetuti su tutti i solai ed una pavimentazione, dove presente, non ritenuta di pregio, si è optato per la sostituzione del pacchetto in modo da rispondere ad una serie di esigenze che possono essere messe in pratica con un solo intervento. Il solaio diventa perciò sede dell’impianto di riscaldamento, elettrico e gli igloo in fondazione contrastano i cedimenti del terreno e concorrono a mantenere un ambiente salubre. Il tutto è progettato secondo il sistema a secco e con l’inserimento di materiali di origine naturale. Copertura e pareti confinanti con l’ambiente esterno sono progettate per soddisfare i limiti in materia di trasmittanza termica.
Attraverso questo progetto per il riutilizzo della Casa Grossardi, si è cercato di dare nuova vita all’edificio dopo lunghi anni di abbandono garantendo stabilità ed accessibilità, con un riguardo all’eco-sostenibilità. Si è voluto anche offrire uno spunto per dare maggiore visibilità ed aumentate l’interesse verso il borgo antico di Viazzano. Questo perché il nostro patrimonio edilizio è molto ricco ed unico ma ha bisogno di essere valorizzato per essere pienamente goduto. Diffondendo una sensibilità comune verso la rigenerazione si affronta il problema dei consumi, limitandoli ed ottenendo un guadagno nei confronti delle generazioni future.