Camminare per pensare e non solo: proposte progettuali di percorsi

Ho sempre avuto la necessità di camminare per pensare, per mettere ordine alle mie idee, alla mia vita. Per tale motivo per anni mi sono dedicata alle maratone, non per un fatto puramente agonistico, ma piuttosto per conoscere il nostro territorio e le nostre città. Anni prima e per un lungo periodo mi ero dedicata alle vacanze in bicicletta. Le motivazioni erano le medesime: il procedere con lentezza mi permetteva di assaporare con attenzione tutte le sfumature del nostro paese e non solo. Ora, in età più matura, ho riscoperto il camminare, quella pratica appresa spontaneamente nei primi anni di vita che poi però viene utilizzata quasi unicamente come mezzo di spostamento da un luogo ad un altro. Camminare veramente non è solo il raggiungere un luogo, ma è anche pensare, riflettere, osservare, disegnare, conoscere. Un percorso non è solo una linea fatta da infiniti punti, ma è anche uno spazio nel quale sostare, 'riprendere fiato'. Tipologicamente parlando i percorsi possono distinguersi in urbani ed extraurbani e tra questi si possono trovare quelli a circuito o in linea. "Le linee locali o regionali possono avere varie forme. Abbiamo gli innesti, ovvero linee che si dipartono o arrivano alla dorsale. Abbiamo gli anelli o circuiti o petali che compiono un piccolo circuito curvilineo offrendo un'alternativa di viaggio, esaurita la quale il camminante o pedalante torna all'esatto punto in cui aveva imboccato l'anello. Abbiamo gli archi o i filamenti ad arco...le alternative complanari o varianti... L'importante è che i vari pezzi del sistema rimangano sempre connessi tra loro evitando di dare corpo all'ennesima grande coperta scucita" (Pileri, 2020, p. 127).

Il paesaggio urbano è un ambiente pieno di ostacoli, ma anche di punti di interesse. Camminare in città significa quindi attenzione sia per superare i pericoli sia per apprezzare le emergenze architettoniche attraverso le quali l'urbano si racconta. Un percorso cittadino è raramente un percorso in solitudine, anzi il più delle volte è proprio un fatto sociale e per questo motivo i luoghi di sosta sono importantissimi. è in questi luoghi che la socialità prende vita e rende viva la città. Oggi nelle nostre città questi spazi necessitano di una nuova e più approfondita progettualità.
Poi ci sono i percorsi extraurbani, questi sono spazi aperti e senza confini precisi, luoghi nei quali si devono cogliere gli elementi visibili e invisibili, trame passate e segni recenti che conferiscono a questo paesaggio una forma unitaria e allo stesso tempo eterogenea, un luogo che l'uomo, in qualità prima di fruitore e poi di architetto e di ricercatore, può trasformare e valorizzare.

Se la città ha bisogno di raccontarsi attraverso le sue emergenze architettoniche, al di fuori dalle 'mura' cittadine bisogna ricercare quegli elementi identitari dei paesaggi attraverso la lettura dei percorsi, degli scorci prospettici, dei corsi d'acqua, della vegetazione ripariale, delle macchie boschive e degli elementi antropici abbandonati e ripensare quegli spazi in relazione proprio alla comunità che vive quel territorio.
Da tecnici dobbiamo ripensare alla progettazione di percorsi che ci permettano di muoverci non solo in sicurezza ma anche lentamente, camminando. Se andiamo veloci non memorizziamo nulla, non conosciamo e non viviamo pienamente la nostra esperienza. Se rallentiamo avremo la sensazione di vivere più a lungo.
"La lentezza diviene un codice che ci permette di leggere l'ambiente in cui ci inoltriamo, di vederne particolari che con la velocità si fonderebbero assieme" (Pileri, 2020, p. 44).
La fase quindi della progettazione di questi percorsi ha come obiettivo quello di fornire una serie di interventi atti a definire:

  • una rete turistico-ricreativa fondata su percorsi di mobilità dolce;
  • la salvaguardia delle componenti ecologiche, ambientali e paesaggistiche;
  • la valorizzazione degli elementi naturali e antropici;
  • un nuovo rapporto tra città e campagna;
  • un'opportunità per il tempo libero.

La collaborazione di diversi settori disciplinari è di fondamentale importanza per il conseguimento di un buon risultato. Il settore della progettazione urbanistica per la delineazione dei percorsi di collegamento tra la città e la campagna, così come gli studi sociologici e le conoscenze socio-economiche della popolazione che vive questi ambiti territoriali, saranno fondamentali per lo studio atto a ridefinire il rapporto tra città e campagna e comprendere le esigenze concrete per un nuovo e più salutare stile di vita. Bisogna lavorare infine con la tecnologia in termini di salvaguardia delle componenti ecologiche con particolare attenzione ai nuovi e repentini cambi climatici, che si potrebbero attenuare con la creazione di ampie zone boschive. Non ultimo il settore della rappresentazione, il collante di tutte le discipline. Quando una porzione di paesaggio viene trasformata, questo stesso paesaggio subisce una metamorfosi il più delle volte irreversibile che non influisce solo sul suo stesso sedime, ma sulla sua intera area limitrofa. In quest'ottica la rappresentazione non solo è testimone culturale della trasformazione paesaggistica, ma diventa anche mezzo concreto che permette di relazionare il passato con il presente, il disegno con il progetto.

Dalla Convenzione Europea del Paesaggio e con l'introduzione dell'Osservatorio per la Qualità del Paesaggio, l'attenzione generale sulla tutela del nostro territorio è fortunatamente mutata: l'esigenza di vivere il nostro paese pienamente, come turista per caso ma anche come passante abitudinario sta finalmente prendendo piede. Il muoversi a piedi fa bene sia alla salute personale dell'uomo, sia all'ambiente in generale ma soprattutto monitora e migliora le condizioni del nostro paesaggio. In questo quadro generale, e dalle esperienze universitarie di progetti di tesi di laurea sono scaturiti temi inediti all'interno di tratti di paesaggio "sconosciuti" attraverso l'osservazione del territorio e la progettazione partecipata. Quest'ultima pratica propone un metodo concreto di riqualificazione del territorio avvalendosi di una metodologia di lavoro che coinvolge direttamente gli abitanti di un luogo con l'obiettivo di creare progetti condivisi nel rispetto di reali necessità. Come sostiene N. Schultz in Genius Loci, affinchè un progetto 'raggiunga il successo' bisogna sapere cogliere il 'vero senso' dei luoghi.

La scelta quindi del percorso, sia esso urbano o extraurbano, deve inizialmente basarsi sulla lettura del paesaggio esistente attraverso il riconoscimento degli elementi antropici o naturali che siano. Dopo di che la "via" deve avere particolari caratteristiche fisiche sia per la lunghezza e la qualità del percorso sia per la sua totale accessibilità. Resta quindi molto importate la promiscuità del percorso e la sua collocazione diventa un fattore determinante in fase di progettazione. In città gli attraversamenti devono essere puntualmente risolti con accorgimenti che tutelino la sicurezza del pedone, mentre i luoghi di sosta dovrebbero essere ripensati nell'ottica di un luogo di relazione oltre a quello del riposo: "Se da progettisti ci permettiamo di disegnare male un marciapiede o una ciclabile, produrremo un effetto molto negativo nei piccoli e negli adulti... Se quei bambini sperimentassero ogni mattina la lentezza, sarebbero quelle tracce a insegnare loro che la città è bella quando i suoi spazi aperti e pubblici sono alla portata loro e dei loro ritmi fatti di pause, camminate, corse, chiacchierate infinite passeggiando e pure pedalando" (Pileri, 2020, p. 92). In un paesaggio rurale avremo senz'altro meno problemi di attraversamento, ma è fondamentale 'sfruttare' le tracce di percorsi naturalmente già esistenti, soprattutto se questi si trovano lungo corsi d'acqua o in ambienti di chiara bellezza naturale. Una attenzione particolare va poi posta sull'utilizzo di materiali che permettano a tutti, quindi anche alle fasce più deboli, la frequentazione dei percorsi progettati. Di seguito si riportano alcune esperienze progettuali differenti per ambiti e tipologie di percorsi e quindi di utenti.

Il primo studio di cui si vuole parlare è quello relativo ad un percorso pedonale cittadino, ma all'interno dell'alveo del torrente Parma, che attraversa il centro storico della città omonima. Entrambe le sponde sono ampie e molto verdi (Fig. 1) e nel corso degli anni sono stati sviluppati molti progetti per il loro utilizzo, poi sempre politicamente bocciati.  Il sistema viabilistico principale della città si articola in tre fasce parallele: autostrada, ferrovia e via Emilia, tutte e tre con direzione est-ovest. Oltre a ciò, la maggior parte del traffico veicolare urbano viene assorbito dai viali di circonvallazione che, come in molte città italiane, ripercorrono l'andamento delle vecchie mura. Potenziare quindi i percorsi in direzione nord-sud potrebbe essere utile per una buona gestione del traffico cittadino. In questo contesto la direzionalità nord-sud del torrente potrebbe diventare una grande risorsa per la città. Qualche anno fa il comune di Parma aveva in effetti ipotizzato di potere creare, all'ingresso e all'uscita del corso d'acqua in città, due parchi fluviali, uno a sud ed uno a nord. Da questa ipotesi nasce l'idea di progettare un percorso ciclopedonale sulla sponda sinistra (perché la più accessibile) del torrente. L'obiettivo è quello di coniugare l'esigenza di nuovi spazi di aggregazione riqualificando al tempo stesso un'area soggetta a degrado e sporcizia. Gli ingressi all'area sono ricavati nei pressi dei ponti di attraversamento carrabili, accessi già esistenti, creati in modo naturale dall'utilizzo dell'uomo (Fig. 2). è solo necessario inserire in alcuni casi rampe o ascensori in modo da permettere anche alle fasce più deboli l'utilizzo del nuovo percorso. Dal punto di vista idraulico le piene sono quasi completamente annullate dalla presenza di una grande cassa d'espansione posta a sud della città.

"La scelta di riqualificare il greto cittadino diventerebbe una via ecosostenibile per coloro che vogliono evitare il traffico e l'inquinamento cittadino e godere di uno spazio protetto, integrato nel tessuto urbano e fruibile da tutti" (Ricchiuto, 2020, p. 22). Alla scelta quindi di regolamentare un percorso pedonale nell'alveo del torrente si è ritenuto anche necessario l'idea di proporre un attraversamento del torrente con la progettazione di un ponte pedonale là dove secoli prima esisteva già (Fig. 3).

Questo nuovo collegamento mette in contatto due importanti parti di città: un antico sistema museale (il complesso della Pilotta) e il principale parco cittadino (Parco Ducale). La proposta progettuale rientra in una ricerca svolta all'Università di Parma, una tesi di laurea magistrale discussa nella primavera del 2020, proprio durante la prima ondata del corona virus. La cosa sorprendente è che proprio per effetto del virus i cittadini di Parma, alla spasmodica ricerca di luoghi aperti ma 'isolati', hanno cominciato ad invadere le sponde del torrente, realizzando così, in modo totalmente spontaneo, ciò che qualche mese prima si era progettato. Questo percorso è una sorta di progettazione partecipata eseguita al contrario ma che sta anche a testimoniare l'importanza, in fase di ideazione, dell'analisi che il tecnico incaricato deve fare, non solo sulle qualità fisiche del territorio, oggetto di studio, ma anche sull'utilizzo che gli abitanti locali fanno di quel luogo (Fig. 4-5-6).

Il secondo caso di studio è un percorso pedonale che dal centro di Reggio Emilia si snoda sempre lungo un piccolo torrente cittadino, il Crostolo, per raggiungere un'antica reggia, quella di Rivalta, attraversando paesaggi sempre diversi: urbano, rurale e spontaneo. "Il sistema delle ville ducali estensi e del Parco fluviale del Crostolo, per esempio, con la riqualificazione della Reggia e del parco di Rivalta, consente di recuperare uno straordinario patrimonio di interesse naturalistico, ambientale e storico, interpretando in chiave contemporanea la vocazione al buon vivere e al benessere" (Urbanistica n.31, INU Edizioni, relativo al comune di Reggio Emilia). Il Crostolo è un torrente che diventa, per proprie caratteristiche fisiche, un piccolo polmone verde della città emiliana, ma anche un corridoio di collegamento con i paesi limitrofi, un camminamento quindi che attraversa paesaggi diversi tra loro che si susseguono alternandosi tra realtà urbana e realtà rurale. Il torrente è molto diverso da quello precedentemente descritto: pur accompagnando nei secoli lo sviluppo di Reggio Emilia, è un protagonista silenzioso, timido che, mantenendo un ruolo importante per quanto riguarda l'irrigazione dei campi, viene negli anni dimenticato dal centro politico, geografico ed economico della città. Per recuperare quindi un utilizzo del corso d'acqua è importante valutare e conoscere il paesaggio attraverso il quale esso stesso passa. "Seguendo i caratteri identitari dei tre paesaggi e riconducendoli ad un'unica storia, che si raccoglie attorno al torrente Crostolo, la tesi prosegue esemplificando il progetto di tre giardini: urbano, rurale e spontaneo" (Montanari, 2014, p. 119).

In tutti e tre i paesaggi (Fig. 7-8) ci saranno diversi segni identitari del paesaggio da considerare per la progettazione di un percorso pedonale: i colori, la segnaletica, il percorso saranno sempre diversi proprio per adeguarsi ai diversi tipi di territorio incontrato. Nel tratto urbano tutto sarà 'ordinato', regolato da un flusso cittadino ed interrotto da spazi urbani pavimentati, aree parcheggio o parchi cittadini (Fig. 9).

Gli spazi di questo tratto avranno un'utenza molto ampia: anziani, giovani, sportivi, famiglie. Nel tratto rurale il percorso avrà un asfalto differente, la superficie presenterà uno spolvero di ghiaia, per ben omogenizzarsi con le cosiddette strade bianche di campagna. L'assenza di luoghi attrezzati porta ad avere fruitori per la maggior parte sportivi o comunque giovani, rare saranno le persone anziane e/o i bambini. Poche saranno le aree parcheggio e, aumentando gli elementi naturali, maggiori saranno i luoghi di sosta con particolari scorci prospettici sulla campagna. Nell'ultimo tratto, il paesaggio spontaneo, il camminamento prende le sembianze di un sentiero più tortuoso e più difficile da percorrere, mancheranno completamente le aree parcheggio e qualsiasi forma di arredo urbano. L'utenza è ancora più selezionata, ma la lontananza da qualsiasi forma antropica rende la passeggiata ancora più rilassante. Se però, partendo dalla città, si percorrono tutti e tre i paesaggi si giunge a quello che fu un grande parco di un importante complesso monumentale: la villa Ducale di Rivalta. Definito la 'piccola Versailles', il giardino della villa si estendeva per 96 biolche e presentava un impianto quadrangolare cinto da un muro con bastioni semicircolari. Ricco di aiuole, di labirinti, di fitte siepi, di vasi di agrumi, di statue la corte di Rivalta divenne luogo di rappresentanza e divertimento del Duca Francesco III d'este alla fine del 1700. Ora se del palazzo ancora rimane qualche traccia, del giardino non resta nulla, solo un'ampia distesa verde, ancora però perfettamente delineata da un perimetro cinto dalle vecchie mura. Dare vita ad un percorso che, sfruttando le qualità naturali del Crostolo, ti permette di uscire dalla città in sicurezza e in lentezza significa pure recuperare alcuni elementi importanti del nostro paesaggio architettonico, come appunto l'antica Reggia di Rivalta e creare quel sistema per cui un percorso possa essere utile per lo svago dell'uomo, ma al tempo stesso contribuisca al mantenimento e alla valorizzazione di un determinato paesaggio.

Il terzo caso di studio è relativo ad un camminare più sportivo in particolare ci si riferisce all'ambito della progettazione di un campo da golf. In questo caso ogni area è diversa nelle caratteristiche pur mantenendo elementi comuni: un campo da golf può essere situato su una grande pianura, in collina, in montagna e in generale in qualsiasi luogo che presenti ampi spazi verdi. Il percorso non è definito in maniera precisa (Fig. 10), ma segue d'istinto una linea immaginaria che collega un numero variabile di buche. Il camminare lentamente, la grande concentrazione, la totale assenza di pericoli fa parte dello sport praticato e i percorsi hanno un orientamento e dei limiti che dovranno risultare conformi alle prescrizioni della Federazione Italiana Golf anche se, in apparenza, un campo da golf si adagia completamente nella natura che lo ospita (Fig. 11). Il gioco del Golf è forse una delle poche attività sportive dove l'intervento antropico mantiene con il suo contesto un equilibrio invidiabile e quasi sempre ecosostenibile.
Percorsi sportivi sono anche quelli dei parchi, luoghi notoriamente utilizzati per lo svago, i cui camminamenti, a differenza dei precedenti, non dovranno seguire linee così rigide ma piuttosto scorci prospettici, luoghi per la sosta, per il gioco o per la socializzazione.

Tante sarebbero le proposte progettuali da analizzare e tutte, come accennato nel saggio, si basano sui principi della sostenibilità e della progettazione partecipata, ma una buona proposta è anche quella che analizza la percezione dello spazio progettato per poi proporne il migliore utilizzo possibile. Percorrendo un percorso, di qualunque natura esso sia, si presuppone che il soggetto riesca a costruirsi una mappa mentale con la quale orientarsi, utilizzando dei riferimenti precisi quali confini, margini, incroci, nodi ecc. Questa metodologia deriva dalla figurabilità lynciana per la lettura di un ambito urbano ed è un metodo di lettura che può essere "allargato" al concetto più ampio di paesaggio ed inteso non solo come metodo intuitivo di orientamento, ma anche come metodo deduttivo per nuovi interventi progettuali. Anche nella progettazione di un percorso è importante quindi analizzare la componente psicologica: per camminare lungo un sentiero, per di più se sconosciuto, è indispensabile potersi orientare secondo facili schemi che permettano al fruitore di sentirsi sicuro e godersi in maniera totale la sua passeggiata.

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