Dati INAIL su infortuni sul lavoro in cave e miniere e sull’esposizione a silice libera cristallina respirabile

Il numero di novembre 2020 del mensile di approfondimento redatto dalla Consulenza statistico-attuariale dell'INAIL analizza in dettaglio le statistiche sugli infortuni delle attività estrattive relativamente al quinquennio 2015 -2019 e riporta interessanti informazioni in merito alla esposizione dei lavoratori a silice libera cristallina respirabile a partire dalla banca dati dei campioni prelevati dalla stessa INAIL a partire dall'anno 2000.
Si riportano di seguito le informazioni fornite dalla Consulenza statistico attuariale dell'INAIL:

Banca dati esposizione silice libera cristallina: un nuovo strumento INAIL a supporto della gestione del rischio
Con il generale miglioramento delle condizioni di lavoro che ha caratterizzato gli ultimi decenni, l'esposizione a polveri nei luoghi di lavoro si è gradualmente ridotta. Allo stesso tempo, però, gli studi epidemiologici hanno dimostrato gli effetti cancerogeni della silice e portato a includere nell'allegato XLII al d.lgs. n. 81/2008 i lavori comportanti esposizione a polvere di silice cristallina respirabile generata da un procedimento di lavorazione.
La rinnovata preoccupazione verso questo agente chimico vede nell'applicativo di Business Intelligence Banca Dati Esposizione Silice, realizzato dall'INAIl, un nuovo strumento di supporto alla gestione del rischio: l'applicativo è stato pubblicato nel corso dell'anno 2020.

La banca dati raccoglie i dati di oltre 8.000 campioni prelevati e analizzati dal 2000 a oggi dall'Istituto in luoghi di lavoro localizzati in tutto il territorio nazionale. Ogni misurazione è descritta in modo da rendere facilmente inquadrabile la relazione tra lavoro e rischio: il comparto produttivo è rappresentato da 30 attività lavorative nelle quali si può produrre esposizione a silice, in relazione alla mansione del lavoratore, secondo un'approfondita classificazione appositamente messa a punto dai professionisti tecnici dell'Istituto.
Fra le lavorazioni con esposizione a silice talvolta molto elevata, sono incluse le attività estrattive (in particolare le cave di rocce ricche di quarzo), la produzione ceramica (soprattutto quella di sanitari), la lavorazione dei materiali lapidei (produzione di lastre), il trattamento dei metalli e alcuni settori delle costruzioni (come i cantieri di scavo in sotterraneo e le operazioni di sabbiatura). In altre attività, il superamento del valore limite, sebbene più occasionale, risulta in alcuni casi non trascurabile.

La rilevante mole di dati raccolta descrive l'esposizione nei comparti del mondo del lavoro nei quali le polveri silicotigene si possono generare. Le informazioni sono elaborate secondo la procedura statistica indicata dalla norma UNI EN 689 e permettono il calcolo della probabilità di superamento del valore limite di esposizione per centinaia di mansioni.
La portata innovativa dell'applicativo risiede proprio nel fornire un'informazione di supporto attivo per la valutazione del rischio, utile ai datori di lavoro, ai responsabili dei servizi di prevenzione e protezione e, più in generale, ai tecnici della prevenzione e ai funzionari impegnati nei controlli. Risulta inoltre di grande utilità negli studi epidemiologici e permetterà di quantificare il numero dei lavoratori esposti a silice in funzione degli specifici livelli di concentrazione, superando i limiti delle stime approssimative attualmente disponibili.

L'applicativo è pubblicato nel portale dell'Istituto, fruibile per tutti al link https://www.inail.it/cs/internet/attivita/prevenzione-e-sicurezza/conoscere-il-rischio/banca-dati-esposizione-silice.html.
Il link permette di accedere anche al Rapporto 2000-2019 nel quale, oltre ai risultati elaborati per attività lavorativa e per mansione, sono riportati la metodologia di misurazione e raccolta delle informazioni, le tecniche di elaborazione statistica e i riferimenti normativi e tecnici.
Si riporta di seguito una tabella, tratta dalla banca dati esposizione silice, contenente un esempio di informazioni ricavabili sull'esposizione a polvere e quarzo respirabili per mansione.


Cave e Miniere: gravi conseguenze degli infortuni

Le estrazioni minerarie si svolgono in luoghi caratterizzati da una forte variabilità ambientale: le modalità operative dipendono dal materiale estratto e, talvolta, anche dall'esperienza e dalle tradizioni minerarie locali. Il fattore ambientale risulta essere pertanto determinante per l'organizzazione e la gestione delle misure di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Secondo la codifica Istat Ateco 2007 delle attività economiche, quelle di estrazione di pietra, sabbia e argilla, vengono identificate nel gruppo B 081; l'estrazione di pietre ornamentali e da costruzione nella classe B 0811 mentre l'estrazione di ghiaia, sabbia, argilla e caolino nella classe B 0812.

Dal punto di vista infortunistico si può notare che nel quinquennio 2015-2019, le denunce nella divisione B 08 - Altre attività di estrazione di minerali da cave e miniere (2.309), risultano essere concentrate per circa l'87% (2.008) nella classe B 081 mentre il 13% (286) ha riguardato i lavoratori nell'estrazione di minerali da cave e miniere (B 089). Entrando nel dettaglio del gruppo B 081, gli infortuni si distribuiscono equamente poi nei due filoni: estrazione di pietre (971 casi) e estrazione di ghiaia e sabbia, argille e caolino (976). In merito ai casi mortali, nel quinquennio considerato, 26 sono stati i decessi avvenuti nella B 08, di cui 22 casi hanno coinvolto lavoratori della B 081: 15 nella B 0811 e 5 casi nella B 0812.

Oltre l'88% (1.777 casi) delle denunce complessive del gruppo B 081 risultano accertati positivamente (una percentuale molto più alta rispetto all'intera gestione Industria e servizi, 66,3%) e di questi la quasi totalità (1.674) si sono verificati durante lo svolgimento dell'attività lavorativa.
Considerando i soli casi riconosciuti in occasione di lavoro, uno su quattro ha riguardato gli operai addetti alla cava: il cavatore, l'escavatorista e il manovale di cava (operaio); il 10% circa gli autotrasportatori, sia delle autobetoniere che degli autocarri.

Quasi il 90% sono riconducibili ad infortuni che hanno determinato contusione (27,0%), frattura (22,6%), lussazione (oltre il 20%) e ferita (19,2%). Circa un terzo delle contusioni hanno riguardato gli arti superiori in particolare la mano, a seguire gli arti inferiori (23,2%) e la testa (oltre il 20%). Per gli eventi con esito mortale, è la frattura la principale causa del decesso in particolare del cranio e della parete toracica.
Nei 5 anni considerati, un infortunio su tre è avvenuto nel Centro del Paese (559), seguono poi il Nord-Ovest con il 23,0% (386) e il Nord-Est con il 22,0% (368), la parte residuale (Mezzogiorno) riunisce il 21,6% (361) del totale. Le regioni maggiormente colpite sono la Toscana (395 casi) e la Lombardia (254) proprio per la presenza di numerose cave attive produttive, in particolare quelle di marmo nella provincia di Massa Carrara e di sabbia e ghiaia e di giacimenti minerari, nelle province di Brescia e Bergamo.

A Massa Carrara spetta il primato degli infortuni mortali riconosciuti in occasione di lavoro nel gruppo B 081 estrazione di pietra, sabbia e argilla (7 nel quinquennio) con età media 50 anni, esattamente la metà rispetto ai quattordici verificatisi nell'intera gestione Industria e servizi per la stessa provincia, a testimonianza di un comparto in cui la gravità delle conseguenze risulta essere molto alta. Sono differenti le tipologie di infortunio mortale durante le lavorazioni nelle cave di marmo: schiacciati dai blocchi o dagli escavatori in manovra, sommersi dalla frana di un versante, colpiti dalle perline del filo diamantato dei macchinari che tagliano il materiale.

Si può notare, inoltre, che se nell'intera gestione Industria e servizi, le menomazioni permanenti hanno rappresentato circa l'8% degli indennizzi per infortuni avvenuti nel quinquennio, nelle attività estrattive B 081, il dato sale addirittura al 14,9%, più alto anche di quello delle Costruzioni (13,3%). Anche l'incidenza degli indennizzi ai superstiti dei lavoratori deceduti, nelle attività estrattive nei cinque anni, risulta essere molto più alta (0,9%) rispetto a quella delle Costruzioni (0,3%) e all'intera gestione Industria e servizi (0,1%). u