La più grande qualità della geologia è senza dubbio la sua grande versatilità applicativa: ovunque ci si trovi nel mondo è possibile osservare un fenomeno geologico, studiarlo e conoscerlo
Un campo ritenuto "di nicchia" dal mondo della geologia ma che offre eccezionali spunti non solo di carriera ma di innovazione per un utilizzo delle risorse "consapevole" è senza dubbio quello delle attività estrattive. In questo campo, chiaramente, la vena ingegneristica è preponderante ma non preclude la presenza della figura del geologo. Lo studio che ho potuto condurre sull'attività estrattiva della Pietra Reggina nella Provincia di Reggio Calabria mi ha permesso di osservare in prima persona questa affascinante branca applicativa, delineandone le prospettive e le problematiche.
La prima denominazione data a questa litologia fu quella di "Leucopetra" derivante dal greco λευκό e πέτρα, letteralmente "pietra bianca". Già citato nella Tabula Peutingeriana, la mappa più famosa dell'antichità, indica un imponente costone di roccia spiovente sul mare, alto 150 mt, che domina il promontorio di Capo d'Armi (RC). Questo luogo rappresenta da millenni una sorta di confine naturale: non a caso dal 1867 è sede di un faro per la navigazione marittima fra il territorio della città metropolitana di Reggio e le rive del basso Jonio. Già Strabone, eminente storico greco, cita il sito nella sua opera "De geografia": "Chi naviga per Reghion verso levante per una distanza di 50 stadi, trova quel promontorio che dal colore viene chiamato Leucopetra, col quale finiscono gli Appennini".
La principale azienda che si occupa dell'estrazione e della lavorazione della Pietra Reggina è la SIEL S.r.l., proprietaria, inoltre, della cava oggetto di studio, sita nel Comune di Motta San Giovanni (RC).
Il lavoro che è stato svolto ha permesso di delineare le caratteristiche meccaniche e fisiche della Pietra Reggina mediante misure in situ ed analisi in laboratorio, sono state descritte le condizioni dell'attività estrattiva in atto osservandone la situazione ante-operam, le condizioni attuali e la progettazione di recupero finale dell'area di cava; si è inoltre osservato il processo di lavorazione della roccia una volta estratta. Sono stati fatti, infine, esempi di impiego industriale del litotipo, il quale si è mostrato altamente resistente e versatile nella lavorazione e nei suoi utilizzi finali.
Nell'area di cava sono state effettuate un'indagine geoelettrica e un'indagine M.A.S.W. le quali hanno mostrato come, al di sotto di un sottile strato di terreno incoerente, sia presente materiale riconducibile proprio al litotipo in esame, confermando dunque non solo le proprietà fisiche previste, ma anche la grande risorsa estrattiva che l'area rappresenta.
Nel complesso si può dunque affermare come la Pietra Reggina cavata in loco, dallo studio bibliografico effettuato, sia riconducibile alle Calcareniti di Floresta. L'analisi petrografica ha mostrato l'eterogeneità mineralogica che contraddistingue il litotipo mostrando una notevole presenza di minerali come quarzo, feldspati, miche e calcite, ha inoltre evidenziato una notevole presenza di fossili, principalmente di piccole dimensioni ma che non vanno a minare l'integrità strutturale della roccia.
Le analisi di laboratorio, come la prova a compressione e la prova di attrito radente, hanno poi delineato le ottime caratteristiche meccaniche di tale roccia, considerando sempre la sua appartenenza alla famiglia delle calcareniti.
A conclusione del lavoro si può asserire che osservare una così importante attività, non è solo l'occasione per osservare uno dei tanti sbocchi professionali offerti dalla geologia, ma anche la possibilità di conoscere un reparto economico del nostro Paese in costante movimento che non può perdere, e confido non perderà, l'occasione di evolversi ulteriormente abbracciando nuove generazioni di tecnici e le idee di "environmental sustainability" che tengono banco nei dibattiti globali.
Per favorire quest'amalgama tra "old gen" e "next gen" serve però il pieno sostegno delle Università, le quali devono non solo formare "dottori" ampiamente preparati in ambito teorico e scientifico, ma veri e propri "tecnici" di settore che conoscano le dinamiche e gli strumenti del mestiere, non soltanto in forma espressamente teorica; ragion per cui una sinergia tra aziende e Corsi di Studi è quanto mai necessaria per entrambe la parti e, soprattutto, per i giovani che intraprendono gli studi e la carriera in un mondo così affascinante come quello della geologia.