Il Comitato Europeo delle Regioni (CdR) è un organo politico consultivo dell'Unione Europea, ed è composto da rappresentanti degli Enti Locali dei singoli Stati membri: ogni Stato membro partecipa ai lavori del CdR con una delegazione, composta da un numero di partecipanti variabile in funzione delle dimensioni demografiche dello stesso Stato.
La delegazione italiana è composta da 24 membri, tra cui i Presidenti delle Regioni Piemonte, Abruzzo, Veneto e Sicilia, e autorevoli membri dei Consigli regionali di Lombardia, Puglia, Calabria e Veneto.
Il CdR ha espresso in data 19 marzo 2021 un interessante parere alla Commissione Europea sul documento COM(2020) 474 finale,
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, Al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni, denominata "Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità".
La Comunicazione della Commissione Europea definisce un nuovo piano di azione per le materie prime critiche, sulla base dell'iniziativa "materie prime" di cui alla Comunicazione COM(2008) 699 finale dell'Unione Europea e illustra:
- l'elenco delle materie prime critiche per l'UE del 2020
- le sfide per un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche e le azioni necessarie per rafforzare la resilienza e l'autonomia strategica aperta dell'UE.
La Comunicazione COM(2008) 699 finale, sin dall'anno 2008, ha definito una strategia per ridurre le dipendenze dalle materie prime non energetiche per le catene del valore industriali e il benessere sociale, diversificando le fonti delle materie prime primarie provenienti da paesi terzi, rafforzando l'approvvigionamento interno e sostenendo l'approvvigionamento di materie prime secondarie attraverso l'efficienza delle risorse e la circolarità.
Il parere del CdR risulta di particolare interesse, in quanto il sistema europeo delle Regioni e degli altri Enti locali esprime e richiede il supporto per una politica delle materie prime critiche, a livello comunitario e dei singoli Stati membri, che in Italia viene pienamente ignorato, pur essendo stato sostenuto in sede comunitaria dal voto di importanti rappresentanti delle Regioni italiane: sarebbe opportuno che a livello nazionale i rappresentanti delle Regioni cercassero di introdurre i principi e i valori che hanno espresso ed appoggiato a livello europeo sulla strategia delle materie prime in generale e delle materie prime critiche in particolare. Certamente l'attività delle regioni potrebbe essere maggiormente efficace se l'Italia disponesse di una politica nazionale delle materie prime, per il rilevato disinteresse a livello nazionale per l'approvvigionamento delle risorse minerarie necessarie allo sviluppo dell'industria.
Si riportano di seguito alcune delle premesse, di particolare interesse, del parere del CdR.
- le società e le economie moderne non possono funzionare a lungo termine senza un approvvigionamento di materie prime affidabile, sicuro, competitivo e rispettoso dell'ambiente. Le materie prime critiche sono quelle di elevata importanza economica, ma per le quali attualmente non esiste un approvvigionamento sicuro e sostenibile da fonti interne situate nell'Unione europea;
- l'UE ha bisogno di una base industriale solida che possa contare in larga misura su un approvvigionamento adeguato di materie prime e sul loro impiego e riciclaggio efficienti, alla luce degli impegni assunti in merito alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e alla crescente digitalizzazione;
- il fabbisogno di materie prime critiche per le tecnologie e i settori strategici aumenterà drasticamente da qui al 2030 e al 2050: rispetto ad oggi il fabbisogno dell'Unione europea di litio e cobalto per le batterie dei veicoli elettrici e lo stoccaggio di energia sarebbe rispettivamente di diciotto e di cinque volte superiore nel 2030, e di sessanta e di quindici volte superiore nel 2050;
- su scala globale, meno del 5% delle materie prime critiche è estratto o prodotto nell'UE, mentre l'industria europea assorbe il 20% circa del consumo mondiale di tali materie. L'UE dipende in particolare dalle importazioni di materie prime critiche, che svolgono un ruolo fondamentale per le tecnologie future e che, come nel caso dei metalli e degli elementi rari, sono importanti per le applicazioni tecnologiche innovative;
- la crisi a seguito dell'epidemia da COVID-19 ha dimostrato che, per le materie prime essenziali, l'Europa è eccessivamente dipendente dai fornitori di paesi terzi e che le interruzioni dell'approvvigionamento possono avere un impatto negativo sulle catene del valore industriali e su altri settori;
- nel quadro del piano d'azione, gli Enti locali e regionali costituiscono un livello essenziale per ottenere l'adesione agli obiettivi strategici dell'UE in relazione alle materie prime e l'accettazione dei relativi progetti industriali;
- l'Europa non utilizza in misura sufficiente le proprie materie prime critiche e che le capacità degli Stati membri dell'UE in materia di trasformazione, riciclaggio, raffinazione e cernita sono tuttora insufficienti;
si sottolinea l'importanza di disporre di capacità di ricerca e sviluppo applicati e pratici sia per l'estrazione delle materie prime che per l'efficienza del loro utilizzo;
- si sottolinea che i materiali riciclati dovrebbero essere utilizzati in misura molto maggiore, al fine di ridurre il consumo di materie prime primarie e di materie prime critiche; chiede alla Commissione europea di esaminare dei criteri competitivi secondo cui una quota sostanziale dei nuovi prodotti dovrebbe, ove possibile, essere composta da materiale riciclato, e raccomanda di tenere conto di tali criteri nell'approccio alle principali catene di valore dei prodotti;
- si raccomanda, in vista della possibile estensione dell'ambito di applicazione dei criteri di tassonomia dell'UE ai settori economici non ancora inclusi, che i criteri da seguire in rapporto all'estrazione e alla lavorazione delle materie prime siano basati sulla valutazione dell'intero ciclo di vita ("cradle-to-cradle") e su considerazioni socioeconomiche. Inoltre, nella valutazione di un'impresa, occorre distinguere tra investimenti in impianti di produzione esistenti e investimenti in nuovi impianti, al fine di evitare che pochissimi investimenti siano classificati come sostenibili, aumentando in tal modo i costi di finanziamento per l'indispensabile trasformazione dell'economia.
- Si fa notare che attualmente non esistono dati statistici sulla quantità di materie prime depositate nei rifiuti minerali. La Commissione europea è pertanto invitata, con l'assistenza degli Stati membri, delle regioni e degli enti locali, a valutare e a cartografare la quantità di materiali immagazzinati;
- si sottolinea che, in virtù delle loro competenze in questo settore, le regioni svolgono un ruolo fondamentale; osserva che le risorse di materie prime dell'UE per la produzione di batterie sono presenti in diverse regioni carbonifere, ma anche in altre regioni, e che molti rifiuti minerari sono ricchi di materie prime essenziali; chiede pertanto che venga esplorata la possibilità di estrarre materie prime da miniere dismesse o nuove nelle quali sono presenti materie prime critiche; evidenzia che l'estrazione di queste materie prime potrebbe creare nuovi posti di lavoro in territori che un tempo erano regioni minerarie o che lo sono oggi;
- si sottolinea che nelle ex regioni minerarie e in quelle ancora attive dell'UE esistono notevoli competenze tecniche; l'esperienza e le conoscenze dovrebbero essere trasmesse alle nuove generazioni di lavoratori e le competenze del personale specializzato dovrebbero essere rafforzate attraverso misure mirate di formazione e perfezionamento professionale;
- lo sfruttamento dei giacimenti di materie prime e l'apertura di nuove miniere possono ridurre la dipendenza dell'UE dai paesi terzi, ma la prospezione e l'estrazione necessarie a tal fine all'interno dell'UE sono spesso in concorrenza con altre opzioni di utilizzo del territorio e sono pertanto soggette a restrizioni di pianificazione territoriale;
- l'opposizione dell'opinione pubblica ai progetti minerari è in aumento in molti paesi dell'UE e gli sforzi dell'industria per migliorare la propria impronta ambientale non sono ancora sufficientemente riconosciuti. L'Unione europea, gli Stati membri, le Regioni e gli Enti locali sono quindi esortati a comunicare in modo trasparente e attivo i vantaggi e gli svantaggi collegati alla riapertura di miniere già esistenti o all'apertura di nuovi siti, garantendo la partecipazione di tutte le parti interessate e ottenendo in tal modo l'accettazione e la comprensione da parte della società civile;
- la riapertura o la nuova apertura di una miniera sono associate a elevati investimenti e a costi operativi, tra l'altro a causa degli alti standard ambientali e di sicurezza applicabili nell'UE, il che rappresenta uno svantaggio economico per le regioni minerarie europee rispetto al resto del mondo; invita pertanto l'Unione europea e i suoi Stati membri a esaminare se e in quale misura tali progetti possano essere sostenuti finanziariamente mediante i fondi europei oppure nel quadro delle norme sugli aiuti di Stato.
In relazione alle premesse sopra riportate, il CdR esprime le proprie richieste relative al piano d'azione delle materie prime critiche.
- la riduzione del consumo, la prevenzione della produzione di rifiuti e il riciclaggio devono essere al centro della transizione verso un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse;
- chiede che si rafforzino e si promuovano in maniera sostenibile le attività di ricerca e sviluppo nel settore dell'estrazione delle materie prime e dell'economia circolare nel complesso, compresa la metallurgia in quanto fattore chiave; esorta a garantire che in futuro, quando si sviluppano nuovi materiali, la loro riciclabilità faccia sempre parte dei criteri da considerare per il finanziamento della relativa ricerca;
- si riscontra la necessità di contrastare l'eccessiva dipendenza dai paesi terzi per quanto riguarda l'approvvigionamento di materie prime critiche, nonché di aumentare la resilienza delle catene di approvvigionamento critiche al fine di garantire efficacemente la sicurezza dell'approvvigionamento, la transizione energetica e il passaggio a un'economia digitale;
- è necessario adottare un approccio strategico che garantisca un approvvigionamento sostenibile di materie prime critiche e riduca la dipendenza da paesi terzi e dalle importazioni di materie prime; si sottolinea che a tal fine occorre diversificare le catene del valore, ridurre la dipendenza dalle materie prime, rafforzare l'economia circolare, sostenere l'innovazione per trovare alternative e garantire condizioni di parità che siano rispettose dell'ambiente e socialmente responsabili all'interno del mercato globale;
- le Regioni dipendono in grado diverso dalle materie prime critiche; il CdR esorta, pertanto, a individuare la dipendenza delle Regioni da tali materie prime e a riconoscere la conseguente necessità di agire a livello regionale al fine di creare catene di valore sostenibili e innovative;
- l'aumento dell'estrazione interna di materie prime nell'UE deve avvenire nel quadro di standard consolidati ed elevati in materia di protezione dell'ambiente e dei lavoratori; si evidenzia che nei progetti dell'UE si tiene già conto degli esempi di buone pratiche a tale riguardo, ma che nel complesso essi non hanno ancora portato a un incremento significativo dei progetti di investimento per aumentare l'estrazione e la trasformazione delle materie prime; sottolinea che per approvvigionare l'economia con materie prime critiche provenienti da fonti proprie, oltre a mettere in sicurezza le attività minerarie precedenti e quelle attuali, sono necessarie anche nuove attività estrattive;
- oltre agli standard in materia di protezione dell'ambiente e dei lavoratori, le autorizzazioni o concessioni minerarie (licenze) devono includere anche soluzioni per compensare la perdita di valore ambientale e ricreativo, in modo che le aree minerarie possano continuare a essere utilizzate a fini ricreativi e per altri scopi altrettanto importanti per la comunità locale, durante e al temine delle attività estrattive;
- si richiede un migliore coordinamento tra le parti interessate nei settori della prospezione, dell'estrazione, della distribuzione, della lavorazione, del riutilizzo e del riciclaggio; in questo contesto, gli Enti regionali e locali svolgono un ruolo fondamentale;
- le strategie e la pianificazione nel campo delle materie prime da parte degli Stati membri e degli Enti regionali e locali possono contribuire in modo significativo alla messa in sicurezza delle materie prime interne;
- si riconosce che, per realizzare nell'UE un'attività estrattiva di materie prime critiche nuova, innovativa, accettata dall'opinione pubblica, sicura e rispettosa dell'ambiente, sono necessarie autorizzazioni o concessioni giuridicamente sicure, e si chiede che le autorità e gli organismi competenti a livello nazionale, regionale e locale siano concepiti, organizzati e dotati di risorse in funzione della crescente importanza delle loro competenze e del loro ruolo, in modo che l'applicazione di procedure amministrative trasparenti, efficienti e coordinate consenta lo sfruttamento delle materie prime sul territorio dell'UE.
- Si raccomanda che i conflitti sulla destinazione d'uso del suolo siano risolti per quanto possibile di comune accordo nell'interesse della sicurezza delle materie prime;
- è importante promuovere la formazione di poli nazionali e regionali nel settore delle materie prime che riuniscano l'industria, gli ispettorati delle miniere, i servizi geologici, l'indotto a monte e a valle, i costruttori di impianti, le società minerarie e di raffinazione e l'industria dei trasporti nonché le parti sociali ai fini di un'attività estrattiva sostenibile in Europa, basata anche sull'impiego di nuove tecnologie estrattive;
- si sottolinea la necessità che i livelli locale, regionale, nazionale ed europeo collaborino per gestire l'impatto sul territorio e soddisfare le esigenze di investimento necessarie;
- si chiede di rafforzare il collegamento in rete delle Regioni europee che dipendono in elevata misura dalle materie prime critiche, al fine di trovare soluzioni comuni e di garantire il ruolo attivo delle Regioni stesse nell'ambito dell'Alleanza europea per le materie prime;
- si rileva che gli scambi di materie prime sono soggetti a crescenti restrizioni commerciali e a distorsioni della concorrenza; si invita la Commissione europea a monitorare costantemente le restrizioni all'esportazione e all'importazione e a sollevare la questione a livello regionale, bilaterale e multilaterale; si ritiene che le misure distorsive degli scambi di materie prime, e in particolare delle materie prime critiche, debbano essere oggetto di un'indagine approfondita e, se necessario, di ulteriori azioni legali nel quadro delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC);
- si chiede che i consumatori siano informati in maniera adeguata e trasparente della situazione delle materie prime nella nostra società fondata sull'abbondanza e sui prodotti usa e getta, come anche in merito alle condizioni di mercato che si applicano all'industria del riciclaggio. Tuttavia, i consumatori hanno solo una responsabilità secondaria nel contribuire ai prodotti ad alta riciclabilità e alla riduzione dei consumi. La responsabilità incombe in via primaria soprattutto ai produttori ed è pertanto a questi ultimi che va imposto il rispetto di determinati requisiti; nel caso dei prodotti fabbricati nell'Unione, i requisiti vanno imposti ai fabbricanti, mentre nel caso dei prodotti importati nel mercato dell'UE occorre prevedere requisiti equivalenti.
L'ANIM auspica che il parere del CdR sia attentamente valutato da parte delle Amministrazioni regionali, al fine sfruttare in modo adeguato i suggerimenti e le proposte che provengono dal Comitato stesso, che esprime, per la propria composizione variegata, la sintesi delle posizioni politiche presenti a livello comunitario.
Si richiama l'importanza che a livello nazionale siano introdotti i principi fondanti della "Social License to Operate (SLO)", che, se ben applicati, possono portare alla riduzione dei conflitti con gli Enti territoriali e con le popolazioni in materia di autorizzazione, concessione e gestione delle attività estrattive. u