L'idea per l'aggiornamento dello stato del procedimento per l'individuazione del sito unico nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità (Deposito Nazionale) è nata da una newsletter del Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria del Giappone circa un simposio organizzato per discutere dello stoccaggio geologico in sotterraneo di rifiuti radioattivi ad alta intensità.
Al sopra citato simposio erano invitati il Sindaco della Municipalità di Osthammar, in Svezia, e il Vice Presidente della Swedish Nuclear Fuel and Waste Management Company (SKB), Società responsabile della gestione del ciclo dei rifiuti nucleari.
La partecipazione dei rappresentanti svedesi era finalizzata alla testimonianza sulle concrete modalità operative adottate in quel paese per l'individuazione di un sito di stoccaggio di rifiuti nucleari ad alta intensità, destinato a ricevere il combustibile esaurito di nove centrali nucleari in esercizio sul territorio della Svezia: la testimonianza era incentrata sulle modalità trasparenti per la conduzione di studi e valutazioni per la localizzazione del sito di stoccaggio e sui rapporti con le comunità locali.
La Municipalità di Osthammar già ospita una centrale elettronucleare e un sito per lo stoccaggio di rifiuti nucleari a bassa e media intensità, ed era stata individuata, insieme ad altre Municipalità, quale sito potenziale per lo stoccaggio di rifiuti nucleari ad alta intensità da parte della Soc. SKB.
Tutte le indagini e gli accertamenti sui siti di stoccaggio erano stati effettuati nella massima trasparenza, coinvolgendo le Amministrazioni Locali sin dall'inizio dei lavori, quindi, a conclusione degli accertamenti, erano stati individuati due siti potenzialmente validi per lo stoccaggio in sotterraneo dei rifiuti nucleari, circa l'accettazione del quale erano stati indetti due referendum: gli abitanti delle due Municipalità interessate si erano espressi favorevolmente all'allocazione all'interno della rispettiva Municipalità del sito di stoccaggio, con percentuali superiori, in entrambi i casi, all'ottanta per cento. Si era constatato, ancora, che la percentuale dei favorevoli aumentava in funzione della riduzione della distanza dal sito individuato.
La scelta della Soc. SKB, per motivi tecnici e logistici, era ricaduta sulla Municipalità di Osthammer, e, pertanto, erano stati avviati i lavori e gli accertamenti tecnici per predisporre il progetto esecutivo del deposito per la successiva approvazione da parte dell'Autorità statale svedese competente. Per ulteriore garanzia di trasparenza, era stata istituita una commissione di controllo composta da rappresentanti della Municipalità e della Società interessata alla costruzione, alla presidenza della quale era stato nominato colui che si era rivelato il massimo oppositore all'iniziativa di stoccaggio.
Attualmente il progetto del sito di stoccaggio geologico è in fase di avanzata approvazione, successivamente alla richiesta di integrazioni documentali da parte dell'Autorità statale, e si prevede l'avvio dei lavori di costruzione entro l'anno 2017, con entrata in esercizio per l'anno 2025.
Le motivazioni legate a un così favorevole accoglimento dell'iniziativa di stoccaggio di rifiuti nucleari risiedono nella conoscenza da parte dei cittadini delle effettive problematiche ambientali e delle soluzioni tecniche adottate, frutto di una corretta comunicazione istituzionale, nella trasparenza della società responsabile della progettazione e gestione dell'impianto e nella consapevolezza dei benefici economici ottenibili, in un clima di fiducia verso le Istituzioni locali e nazionali.
L'esempio sopra riportato serve quale doveroso confronto con la realtà italiana, alle prese con la presenza di combustibile esaurito proveniente dalle quattro centrali nucleari dismesse e dei rifiuti a bassa e media intensità provenienti sia dalle centrali, sia dalle attività civili, prima tra tutte quella ospedaliera.
Osservo, in via prioritaria, che in Italia non si prevede la costruzione di un sito geologico per i rifiuti radioattivi ad alta intensità, che ammontano complessivamente a circa trecento tonnellate, attualmente distribuiti tra Francia e Slovacchia per essere riprocessati al fine di ridurne la radioattività ed eventualmente essere smaltiti, dopo il 2025, in un sito già attrezzato.
E' necessario, invece, costruire ed esercire un Deposito Nazionale di stoccaggio di rifiuti a bassa e media intensità, per un volume complessivo di circa 90.000 metri cubi, residui delle vecchie attività elettronucleari e prodotti dalle attività ospedaliere.
Si tratta, per il Deposito Nazionale, di una necessità ormai pacificamente riconosciuta nella gran parte degli Stati europei, in quanto la produzione di rifiuti nucleari a bassa radioattività, se pur in decremento nel corso degli anni, costituisce una caratteristica consolidata delle attività industriali e sanitarie di ogni paese.
Attualmente, i rifiuti nucleari italiani sono allocati in decine di siti provvisori in molte regioni d'Italia, senza garanzia effettiva di tutela dall'inquinamento radiologico del suolo e delle acque.
Alla insicurezza impiantistica di aggiungano i costi elevati di gestione, garantiti con un prelievo aggiuntivo sulla tariffa elettrica, che grava su ogni utente, in funzione dei Kilowattora consumati: si tratta della componente A2 della tariffa elettrica, che garantisce annualmente allo Stato un introito di circa 250.000.000 di euro. Tali fondi sono gestiti in parte dalla Soc. SOGIN, appositamente individuata con provvedimento normativo.
A livello nazionale, per difetto di informazione e di conoscenze tecniche, nonché per una diffusa sfiducia della popolazione nei confronti dell'operato della Pubblica Amministrazione, la presenza di un sito unico di rifiuti radioattivi, se pur solo a bassa intensità (terza categoria), ha incontrato sinora una fiera opposizione, ancor più ingigantita dal procedere del Governo nazionale in assenza di informazioni e di confronto con le Amministrazioni locali.
Un primo goffo tentativo è stato condotto nel 2003: con decreto legge n. 314/2003 era stato individuato un giacimento di salgemma in sotterraneo in Basilicata, nel Comune di Scanzano Ionico, quale sede del Deposito Nazionale, delegando a un Commissario straordinario tutte le attività in carico alla Pubblica Amministrazione, quali la validazione del sito, la realizzazione delle strutture temporanee per raccogliere tutti i rifiuti sparsi sul territorio nazionale, indipendentemente dall'intensità radioattiva, affidarne l'incarico di progettazione, eseguire gli espropri, approvare i progetti e affidare i lavori. L'individuazione del sito unico di stoccaggio avveniva in chiara violazione delle disposizioni comunitarie in materia di Valutazione di Impatto Ambientale.
La scelta di individuare il Deposito Nazionale per decreto legge ha dato seguito a una forte contestazione popolare, per cui il Governo è corso ai ripari depotenziando la propria iniziativa: con legge di conversione n. 368/2003 si è stabilito che il Deposito Nazionale avrebbe ricevuto solo i rifiuti nucleari a bassa intensità, mentre il sito sarebbe stato individuato ancora dal Commissario straordinario entro un anno dall'entrata in vigore della legge stessa, previo parere di una Commissione pletorica e inefficiente, mai divenuta operativa.
L'improvvida iniziativa governativa, oltre a non avere avuto alcun seguito concreto, ha instillato nella popolazione il sospetto che in materia nucleare si fosse agito in modo dilettantesco, senza una chiara visione a lungo termine e, soprattutto, senza tenere conto delle realtà locali: l'esperienza di Scanzano Ionico è destinata a condizionare negativamente gli sviluppi futuri per la scelta del sito del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi.
Nell'anno 2008, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, è stata costituita una Commissione tecnica di esperti, alla quale sono stati chiamati a partecipare rappresentanti dei Ministeri dello stesso sviluppo economico, della sanità e dell'ambiente, nonché di ENEA e ISPRA, aperta anche a rappresentanti del Coordinamento delle Regioni: lo scrivente vi ha partecipato in rappresentanza della Regione Lombardia.