Il progetto di tesi tratta il tema di una biblioteca e dei suoi annessi, perlopiù piccoli rifugi destinati al pernottamento di studiosi e ricercatori. Collocati all'interno di un luogo naturale, intatto, una selva disabitata popolata da faggi ad alto fusto e attraversata da fonti d'acqua. Lo scopo del progetto è quello di evidenziare il collegamento tra natura e architettura, ovvero una connessione che si instaura tra costruito e luogo naturale. La progettazione di una struttura reversibile e polifunzionale che non si impone sul paesaggio ma si armonizza con esso assecondandone i movimenti, questa infatti essendo una struttura sospesa e sorretta da pilastri garantisce versatilità e può essere posizionata in qualsiasi luogo, anche quello morfologicamente meno ospitale. L'area scelta per la collocazione del progetto è il Monte Penna, meta escursionistica in quanto attraversato dall'Alta Via dei Monti Liguri, la cui vetta offre un panorama mozzafiato sul mar Ligure.
“Io non vivo in me stesso, ma divento parte di ciò che è intorno a me; e in me le alte montagne sono un sentimento”
George Byron, Childe Harold’s Pilgrimage
Il luogo
Il Monte Penna, che fa parte dell'Appennino Tosco-Emiliano e situato sul confine tra Emilia Romagna e Liguria, è un luogo naturale, costellato da faggeti e abeti bianchi.
La vetta, caratterizzata da roccia ofiolitica, raggiunge un‘altezza di 1735 m s.l.m., dalla quale si possono ammirare le vallate sottostanti e, nelle giornate terse, il mare e la montagna della Corsica.
Meta escursionistica, il monte è attraversato dall'Alta Via dei Monti Liguri, un itinerario di 440 km che si sviluppa sullo spartiacque delimitante il versante costiero ligure da Ventimiglia (Imperia) a Ceparana (La Spezia, Liguria). Chilometri di sentieri e antiche mulattiere, caratterizzato da contrasti paesaggistici dati dalla presenza dei monti a ridosso del mare.
Per secoli la selva fu disabitata e destinata solo a una produzione limitata e pregiata di legname. Almeno fino al Settecento, quando i proprietari di entrambi i versanti (Marchesi di Santo Stefano nel versante ligure e Farnese nel versante Emiliano) destinarono gli esemplari migliori della faggeta alle costruzioni navali. L'antropizzazione e lo sfruttamento avvenne successivamente grazie a un imprenditore di origine anglosassone, Henry de Thierry, il quale fece costruire una moderna teleferica per il trasporto di legname, dal monte al paese sottostante, Santa Maria del Taro.
Il wire-tramway (o wire-ropeway) andava dalla vetta del Monte Carignone (successivamente la stazione di partenza fu trasferita al passo dell'Incisa) a Santa Maria del Taro, per un dislivello di oltre 520 metri e una pendenza di oltre il 20%.
Nacque così la più importante teleferica in Italia, entrata regolarmente in funzione nel 1880, agli occhi di molti, a causa della scarsa cultura tecnologica dell'epoca, una vera meraviglia. Ancora oggi, percorrendo i sentieri della selva, si possono trovare i resti della ferrovia.
Il Monte Penna, è tutt'ora al centro di diverse iniziative. E' da poco diventato fulcro di un progetto che unisce 13 comuni: Il Consorzio delle Alti Valli, che si presuppone di diventare il Biodistretto più grande d'Europa. Comprendente 13 comuni in 5 valli: Ceno, Taro, Trebbia, Nure e Aveto. Con l'obiettivo di valorizzare il patrimonio naturale, agricolo e turistico del territorio. Dal punto di vista architettonico il monte risulta interessante come luogo di insediamento perchè è facilmente raggiungibile anche in macchina in quanto attraversato da percorsi CAI che collegano la Liguria all'Emilia Romagna, dalla strada principale si diramano vari sentieri sterrati rigorosamente segnati, in questo modo si può raggiungere con facilità e con pochi minuti di cammino l'area destinata ad ospitare il progetto.
Area di progetto
Grazie al suo evidente interesse storico, paesaggistico e sociale, il monte è stato scelto come luogo dove collocare un progetto il cui fondamento è quello di integrare uomo e natura, creare una connessione con la bellezza incontaminata.
All'interno della selva è stata individuata l'area di progetto. Collocata a un'altitudine di 1358 m s.l.m., raggiungibile attraverso il Passo dell'Incisa, a 1463 metri s.l.m., il quale, ai piedi della vetta, rappresenta un'antica via di passaggio di mulattieri e viandanti. Si caratterizza per la sua particolare conformazione, una vallata aperta, a tratti pianeggiante, con una particolarità, in lontananza si può ammirare un suggestivo scorcio sul mar Ligure. Attraversata da una freschissima fonte chiamata Fontana de' Frati (A. Boccia, 1804) l'area ospita al suo interno i ruderi di un antico ospizio, chiamato L'Ospedale, il quale venne eretto da frati benedettini intorno al 1200.
L'ospizio, così chiamato per la sua ospitalità, risultava essere l'unico punto di riferimento per viandanti e pellegrini che, all'epoca, attraversavano una selva disabitata e priva di vie di comunicazione.
La scelta dell'area di progetto è stata determinata dal carattere che contraddistingue il luogo. L'uomo abita quando riesce ad orientarsi in un ambiente e ad identificarsi con esso, ha bisogno di chiusura e tende a insediarsi laddove la natura offre uno spazio ben delimitato e comprendente componenti significativi. La presenza di acqua, elemento dinamico e fonte di vita. La luce, penetrante tra gli alberi e accentuata dall'apertura che scorge il mare in lontananza. I resti storici, che attestano la presenza di vita umana precedente. Tutti questi elementi evidenziano il genius loci del luogo, inteso come il carattere del luogo, il suo spirito che ne denota l'atmosfera generale.
La presenza di resti architettonici di un ospizio risalente al 1200 attesta che quell'area venne in precedenza utilizzata come punto di ristoro e di riparo all'interno di una selva disabitata e per questo considerata minacciosa. Questo fatto si è rivelato determinante in quanto il progetto si lega al concetto di rifugio. Un luogo di ritiro, lontano dai ritmi frenetici della società moderna, ma anche un ambiente attraverso il quale dedicarsi alla ricerca e allo studio.
Il progetto di tesi prevede l'elaborazione di una biblioteca con annessi piccoli rifugi abitativi, dei quali sono state studiate 6 tipologie, riproposte all'interno dell'area per un totale di 14 rifugi. Volumi che non si impongono sul paesaggio, ma al contrario ne assecondano i movimenti topografici armonizzandosi con esso.
La struttura
Per accentuare la connessione con il luogo ospitante il progetto è stato determinate lo studio della struttura. Questa, unica per tutti gli edifici, varia leggermente a seconda della posizione in cui è inserita. Progettata in modo che fosse adattabile al contesto e che si potesse riproporre per tutte le unità studiate. Un'unica maglia strutturale composta da travi e pilastri riproposta per tutti gli immobili in modo da evincerne la sua plurifunzionalità e adattabilità.
"(..) I luoghi rivelano loro stessi non tanto attraverso la concentrazione di particolari e la descrizione grafica dettagliata, quanto piuttosto attraverso "lo sguardo". La visione che accoglie tutto come "anima", "atmosfera". "natura", "genio del luogo". Genius Loci, Christian Norberg-Shultz
Costruire nel luogo e non sul luogo, è l'approccio cardine che è stato adottato.
La forma architettonica risulta complementare alle caratteristiche della topografia locale.
Lo sviluppo verticale della struttura rende possibile la sua integrazione nel contesto naturale.
Questa si ispira all'elemento principale caratterizzante il luogo di insediamento, l'albero, il quale diventa un vero e proprio elemento progettuale.
Vitruvio, nel suo trattato, si rifà all'andamento degli alberi per indirizzare alla corretta azione del costruire:
"Perchè, non manco che le cose che nascono, bisogna imitare la natura e fare come vedremo negli arbori che hanno el tronco bello, alto e rotondo, come è l'abeto, el cupresso, et el pino con altri simili, li quali tutti son più grossi verso la radice e vanno, secondo che s'alzano, di mano in mano diminuendo perfino alla summità. Adunque, se la natura delle cose che nascano vol e dispone questo, dirictamente e costituito et ordinato dalli prudenti architecti le cose superiore de altezza e di grossezza farle più contratte e piccole che le inferiori". Vitruvio
Seguendone la verticalità, la struttura si sviluppa in altezza grazie a un sistema a doppio pilastro che sorregge la struttura orizzontale. I pilastri sono fissati a travi portanti che sostengo l'orditura del solaio, il quale risulta sospeso, creando così una sorta di palafitta.
In questo modo la struttura esprime leggerezza, senza imporsi sul paesaggio ma dando l'impressione che sia "appoggiata" su di esso, elevandosi verso il cielo.
La struttura a telaio è composta da travi e pilastri in legno lamellare. Le travi portanti di spessore 10x15 cm sono ancorate a un sistema di doppi pilastri di spessore 7,5x15 cm l'uno. Essendo doppi si è potuto ridurne lo spessore, in questo modo la facciata ha acquistato finezza, garantendo inoltre maggiore resistenza strutturale. Sopra di esse travi di spessore 10x10 cm e travetti di 7,5x10 cm con tavolato costituiscono il solaio.
La maglia strutturale è completamente svincolata dai muri caratterizzanti l'involucro di insediamento. Questi, avente spessore 15 cm, sono rivestiti internamente ed esternamente da legno di faggio di spessore 2,5 cm, con all'interno 10 cm di isolante in polistirene espanso e un foglio di barriera a vapore. Essendo una struttura sospesa si è reso necessario isolare il pavimento per il quale è stato previsto uno strato di 10 cm di polistirene espanso ad alta densità calpestabile.
Le fondazioni sono costituite da plinti ancorati ai pilastri tramite staffe metalliche e barre filettate passanti, in questo modo i pilastri sono sollevati da terra di circa 6/7 cm, proteggendo la struttura ed evitandone l'usura nel tempo.
il sistema di copertura è a falda singola con lieve pendenza, ha la stessa maglia strutturale del solaio e presenta un rivestimento in zinco con spessore 2 centimetri.
Rapporto con il luogo
Un progetto che rispetta il contesto nel quale è stato inserito, con scelte progettuali volte al minimo impatto ambientale. Grazie allo sviluppo in altezza la struttura sembra sospesa adeguandosi al paesaggio e alle sue leggi, senza invaderlo. Questo si denota anche attraverso la scelta dei materiali utilizzati, per i quali si è preferito quelli a impatto zero. Il legno di faggio, che predomina la scena, utilizzato per involucro e struttura. Il polistirene espanso, per l'isolamento termico, dotato di elevate proprietà termiche e cento per cento riciclabile. Lo zinco, per il rivestimento del tetto, elemento presente in natura, altamente recuperabile, apporta benefici in quanto essendo un buon conduttore termico resiste alla corrosione e all'attacco degli acidi.
Altro rilevante aspetto progettuale è stata la scelta della giacitura e dell'orientamento della biblioteca e delle unità abitative. L'area, come precedentemente accennato, si caratterizza della presenza di un interessante scorcio sul Mar Ligure. Questo fatto è stato preso in considerazione per l'orientamento degli edifici e per la progettazione delle aperture. L'adattabilità della struttura ha permesso che gli edifici potessero essere orientati in modo da godere della vista offerta dal luogo. La struttura sospesa sorretta dai pilastri permette di posizionare le unità anche in terreni in pendenza. Per questo si è ritenuto opportuno posizionare la biblioteca nel punto morfologicamente più alto e pianeggiante della vallata e i rifugi nella parte sottostante, più pendente, conferendo così centralità alla biblioteca.
Produrre visuali mirate, enfatizzando la connessione con l'ambiente, diventa elemento progettuale. L'uomo conquista il paesaggio attraverso lo sguardo, l'architettura è il tramite e l'artefice di questa relazione percettiva.
"Il paesaggio, chiuso nell'arcata di un portico, come nel quadro e nel rettangolo della finestra, acquista maggior valore metafisico, perché si solidifica e viene isolato dallo spazio che lo circonda. L'architettura completa la natura. Fu questo un progresso dell'intelletto umano nel campo delle scoperte metafisiche". De Chirico
Il rapporto con la natura si rende intelligibile attraverso lo sguardo dell'architettura, questo è permesso attraverso lo studio delle aperture le quali creano una connessione con ciò che sta fuori. Possono essere progettate in modo da indirizzare lo sguardo di chi guarda verso visuali ben mirate. In questo modo aprire non diventa solo un'esigenza progettuale rispondente unicamente ai requisiti di illuminazione e salubrità, aprire vuol dire stabilire una mediazione tra dentro e fuori. Attraverso l'appropriazione dell'immagine si innesca il dialogo tra l'osservatore e l'immagine oggetto dello sguardo, si crea così un rapporto interno-esterno che è essenziale in architettura, la finestra connette il dentro con il fuori, per questo motivo lo studio delle aperture diventa fondamentale in un progetto che ricerca la connessone con il luogo che lo circonda. L'ambiente chiuso e protetto del rifugio e della biblioteca da dentro è percepito come aperto e collegato con l'esterno. Le finestre sono state progettate per la maggior parte a nastro, in quanto negano la frontalità ma anzi producono l'effetto dello sguardo in movimento, con l'intenzione di far muovere l'occhio dell'osservatore. Si è cercato di attribuire forme e dimensioni consapevoli, creando una sorta di ritaglio sul paesaggio, favorendo la visuale sul mare, il quale un po' in lontananza, conferisce all'area un barlume di magia brillando nelle giornate di sole.
Descrizione del progetto
Il progetto architettonico si sviluppa nell'edificio principale, la biblioteca, per l'appunto il fulcro del progetto, che è articolata su due piani: il piano terra è raggiungibile per mezzo di una scala esterna autoportante in legno. All'ingresso, il blocco di sanitari, unico elemento di separazione, è stato posizionato leggermente asimmetrico in modo da indirizzare il visitatore all'interno della stanza. Qui, si apre la sala di consultazione, ci si trova all'interno di uno spazio aperto, minimale, con aperture che indirizzano verso visuali mirate, intorno alle quali si concentrano le scaffalature, rigorosamente in legno. Al centro, tra blocco sanitari e muri perimetrali, è stata posizionata una stufa, elemento simbolico di aggregazione, tema importante nell'architettura dei primi anni del 900 e trattato specialmente dall'architetto Frank Lloyd Wright il quale considerava il camino il cuore della casa, e perno di tutta l'aggregazione. Vicino ad essa sono presenti delle sedute per la lettura e la consultazione. Una scala a chiocciola conduce il visitatore al piano superiore, nel quale potrà trovare la sala di lettura. Qui, non sono presenti scaffalature ma solo tavoli per la lettura e lo studio. Simmetricamente al piano inferiore è presente una stufa con anche qui annesse delle sedute.
Al secondo piano la struttura esplicita la sua adattabilità: alcune travi del solaio sono state prolungate, infiltrandosi armoniosamente tra gli alberi. Si creano come dei cannocchiali vetrati che fuoriescono dall'involucro. In questo modo la connessione con il luogo aumenta, sostando in questi spazi ci si trova immersi nel paesaggio. Creando una continuità tra natura e costruito, si porta il paesaggio all'interno dello spazio architettonico.
Seguendo lo stesso principio strutturale della biblioteca sono state studiate 6 tipologie di rifugi abitativi, riproposti all'interno dell'area di progetto per un totale di 14 unità.
Il principio strutturale utilizzato è lo stesso della biblioteca. Una maglia strutturale di travi e pilastri ancorati al terreno per mezzo di plinti con il solaio sospeso. I rifugi visti dall'esterno risultano come delle palafitte.
Lo studio di sei tipologie è dovuto al fatto che a seconda della collocazione e della conformazione territoriale delle zone individuate all'interno dell'area la struttura si dovesse adattare all'ambiente, per questo risultano leggermente diverse l'una dall'altra.
Questo fatto esplicita la capacità della struttura di adattarsi alla conformazione territoriale e agli elementi che la compongono, rispettandoli e cambiando in base alle necessità.
Sono presenti 5 tipologie di rifugi a doppia altezza e una, più grande, a un solo piano. Essendo una struttura sospesa sono raggiungibili per mezzo di una scala esterna autoportante o per mezzo di un ponte in legno, quest'ultimo dove la conformazione del territorio ne permette l'utilizzo.
Nei rifugi lo studio dello spazio interno si è rivelato interessante. Essendo locali piccoli l'utilizzo funzionale dello spazio risulta essere fondamentale per rendere vivibili e non angusti gli ambienti. Si è cercato di studiare un abaco di elementi interni che fosse comune per tutte le unità abitative.
All'ingresso troviamo il blocco dei sanitari. Questo scandisce gli spazi, in alcuni casi è posizionato asimmetrico accompagnando l'ospite all'interno della stanza, come è stato fatto all'ingresso della biblioteca. Al blocco sanitari, unico elemento di separazione nella zona giorno, è sempre annesso un angolo cottura. Per gli elementi a doppia altezza i collegamenti verticali si differenziano tra scala a chiocciola, scala a chiocciola con ponte o scala a pioli, e permettono di raggiungere il soppalco sovrastante, destinato alla zona notte nel quale oltre al letto è posizionata una scrivania che connette idealmente il rifugio alla biblioteca. Sotto alle finestre a nastro sono sempre presenti delle sedute che seguono l'orizzontalità delle aperture, le quali, come precedentemente accennato, seguono visuali precise e creano un ritaglio sul paesaggio circostante.
La tipologia a un piano è stata collocata in un'area piuttosto pianeggiante per questo si sviluppa maggiormente in direzione orizzontale rispetto al terreno. Raggiungibile per mezzo di una scala autoportante in legno, all'ingresso il blocco dei sanitari ne scandisce gli spazi, leggermente asimmetrico come nella biblioteca e nelle altre tipologie, indirizza l'ospite verso il salottino. Uno spazio aperto dove è presente l'angolo cottura annesso al blocco dei sanitari e delle sedute che si sviluppano lungo la finestra a nastro. Questa tipologia si differenzia internamente dalle altre in quanto, essendo a un solo piano, si è reso necessario dividere la zona giorno da quella notte tramite un muro divisorio.
Le tipologie a doppia altezza sono posizionate in punti in cui la vallata presenta una maggiore pendenza. Si sviluppano in altezza, e sono caratterizzate da un soppalco, per questo motivo l'involucro scarico caratterizzato dai muri non portanti, dall'esterno risulta come tagliato in prossimità della struttura del soppalco. La quale è rigorosamente visibile in modo da enfatizzare la sua funzione portante.
I rifugi sono sparsi all'interno dell'area e collegati tra loro per mezzo di un percorso che si dirama partendo dalla biblioteca, nucleo del progetto, posizionata nella parte più alta della vallata. Grazie a questo intervento il sito si trasforma in un luogo dotato di carattere e favorisce il senso di aggregazione e appartenenza. Spesso l'alienazione è dovuta alla perdita di identificazione con ciò che circonda l'uomo, questo provoca la perdita del luogo, del suo carattere e dell'atmosfera che lo contraddistingue.
L'identificazione e l'orientamento sono aspetti primari che permettono all'uomo di vivere uno spazio. L'identificazione è intesa come il senso di appartenenza ad un luogo, abitare significa stare in un luogo protetto. L'identità di un luogo è data dalla collocazione, dalla configurazione spaziale e dall'articolazione architettonica presente.
"(..) Le cose non solo appartengono al luogo, ma sono il luogo". Heidegger
Conclusioni
Oggi l'esigenza di ritirarsi in luoghi dove la natura domina il territorio, lontani dai rumori della città, cercare posti tranquilli per riconnettersi con la propria individualità, è un aspetto che si riscontra spesso. Ma non è una prerogativa dei nostri giorni. Esiste un'esigenza primaria nell'uomo di ogni epoca, di ritornare alle origini, di ricongiungersi con l'essenzialità della natura a cui, nonostante gli sviluppi tecnologici, sente di appartenere. Questo si ritrova nell'architettura greca dove l'osservazione della natura e dei suoi paesaggi è alla base dell'ispirazione creativa, dove il rapporto tra architettura e paesaggio è preponderante, considerato come luogo prediletto dalle divinità.
Così nasce, e si evidenzia in epoca contemporanea, l'esigenza di progettare un'architettura al servizio della natura, che si lega al concetto di sostenibilità e rispetto nei confronti del territorio nel quale viviamo. Un'architettura che tiene conto dell'ambiente nel quale è inserita e cerca con l'uso consapevole di materiali e sistemi costruttivi di essere meno invasiva e di armonizzarsi col contesto.
Il progetto di tesi si prefigge l'obiettivo di sottolineare questi aspetti fondamentali: la ricerca del carattere del luogo, la connessione con esso e il senso di appartenenza, l'apertura e l'adattabilità nei confronti dell'ambiente che lo ospita, il rispetto di un luogo primordiale e incontaminato. Rendere evidente come architettura e natura siano profondamente legate e connesse. Costruire in un ambiente intatto, senza comprometterlo ma adattandosi ad esso è una scelta che evidenzia il rapportarsi rispettoso verso la natura. Si insegue l'armonia, con l'attenta ricerca e l'utilizzo di materiali sostenibili e ad impatto zero.
Realizzando una struttura che sosta sul territorio quasi come fosse appoggiata ad esso, che si adatta alla sua conformazione e segue gli elementi che lo caratterizzano. Una struttura reversibile, che può essere montata e smontata in loco senza lasciare alcuna traccia sull'ambiente, adattabile inoltre a qualsiasi condizione territoriale.
Il progetto diventa un complesso polifunzionale il quale ha la possibilità di rivalutare il territorio che lo ospita, in questo caso quello dell'Appennino Tosco-Emiliano. Diventando un punto di riferimento per gli abitanti e per i visitatori. Un luogo di ritiro ma anche di ricerca, per coloro che amano il contatto con la natura e il silenzio che contraddistingue una selva disabitata i cui unici suoni sono dati dagli animali che la abitano e dal vento che si imbatte sulle foglie.
Ricercando un luogo tranquillo dove studiare, leggere, riconnettersi con se stessi, e approfondire la conoscenza di un territorio dalla grande bellezza paesaggistica e dall'elevato interesse storico.