Una strategia progettuale per il complesso monumentale della Pilotta e la riscoperta dei percorsi ducali all’interno dell’esperienza di Parma Città d’Oro

Il contesto scientifico
Il lavoro presentato nella tesi e qui riportato si colloca all'interno del contesto scientifico di Parma Città d'Oro1, una ricerca che porta a termine la prima esperienza del Progetto Urbano Strategico2 che dal 2014 riguarda Parma Città Futura. Nello specifico il contributo descritto mira alla formulazione di uno scenario strategico architettonico della Città di Parma, approfondendo il tema del patrimonio storico-architettonico urbano attraverso l'elaborazione dell'Atlante Civile dell'Architettura e la messa in valore del sistema monumentale della Pilotta.
Lo studio è stato parte integrante di una mostra dal titolo Parma Città d'Oro, inaugurata nell'autunno del 2021 presso il Palazzo Bossi Bocchi. Il contenuto è un'ampia serie di progetti architettonici per la Città che sviluppano in modo coordinato una visione di un programma di intervento mirato a valorizzare il patrimonio culturale e architettonico esistente. In tale compagine l'Atlante Civile dell'Architettura costituisce un censimento degli edifici a vocazione culturale non solo come testimonianza storica, ma anche come una risorsa fondamentale per ispirare e condurre lo sviluppo urbano contemporaneo. L'occasione è di dare attuazione alle migliori proposte per il contesto sociale, culturale ed economico di Parma. I cittadini sono così guidati ad immaginare una serie di progettualità per le persone attraverso un'idea di città. La collaborazione multidisciplinare e sinergica tra i vari attori ha lo scopo di coinvolgere la cittadinanza e la comunità in un processo partecipativo delle scelte con la promozione di un dialogo aperto e costruttivo per la condivisione delle migliori pratiche e soluzioni da mettere a disposizione degli Enti Pubblici.
Alla base del progetto di Parma Città Futura viene proposta la trasformazione della zona tra il centro storico e la periferia, attualmente occupata dai viali di circonvallazione.
L'intervento mira alla riorganizzazione di una realtà, oggi caotica e complessa, consentendo di collegare il centro storico con la periferia attraverso il nuovo anello verde, a ridosso delle mura storiche della città, recuperando i nodi cruciali che si intersecano, come Barriera Bixio, Santa Croce, il giardino Ducale, il bastione di San Francesco, il Petitot, e la Cittadella, destinandoli a piazze o aree per le comunità. Nel panorama delineato, Parma Città Futura, si avvale così del Progetto Urbano Strategico3 per studiare la rigenerazione urbana, il «consumo zero di suolo»4 e la messa in sicurezza del paesaggio per prefigurare interventi misurati e puntuali all'interno del suo contesto.
«La rigenerazione urbana si compone su due livelli»5. Il primo livello interessa la quota della città, in cui il nuovo disegno della viabilità sviluppa un sistema più efficiente di collegamento sulle direttrici di convergenza dei nodi che consentirebbe di restituire all'edificio storico la fruizione pedonale e il suo uso originario. Il secondo livello, la quota ribassata, recupera le mura antiche e le preesistenze storiche aprendo una serie di nuove scoperte.
Quest'ultimo tema porta a soffermarsi su alcune riflessioni afferenti sia al valore dei singoli monumenti sia al loro valore storico collegato al contesto della città.
La prima riflessione riguarda i grandi edifici storici all'interno dei centri delle città che, di fatto, nella maggior parte dei casi vengono considerati come grandi contenitori dal valore e dalla vocazione inespressa o non utilizzati. La seconda riflessione riguarda la loro importanza, la loro dimensione e il loro uso che influenza fortemente lo spazio pubblico circostante cambiandone la fruibilità per le persone.
Mai più di oggi il rapporto di questi temi deve emergere in un sistema che li unisca con l'obbiettivo di ricostituire aree dal forte interesse storico in una strategia integrata, e che tenga conto di aspetti che partono dall'inquadramento di intervento, ne studiano la storia urbana e applicano un sistema di recupero del patrimonio architettonico in relazione allo spazio pubblico. Con il lavoro svolto sull'Atlante Civile, in un primo passaggio, è stato importante individuare i quadranti che avessero una forte concentrazione del patrimonio in cui si necessitasse di una strategia di intervento sulla vocazione d'uso.
Questo ha permesso di avere una lettura chiara del contesto urbano e di isolare aree di maggiore interesse.
I monumenti si distinguono così dal tessuto urbano e acquisiscono un importante funzione di riscoperta del patrimonio architettonico e storico della città. Essi non rappresentano solamente una serie di beni materiali, ma agiscono anche come catalizzatori per la rigenerazione urbana e le relazioni sociali. La conservazione del passato acquisisce un ruolo per la creazione di uno spazio comune in cui si sviluppano scambi culturali, interazioni e connessioni che arricchiscono il tessuto collettivo a favore della costruzione di comunità più resilienti e coese. Esaminando il legame tra lo spazio pubblico circostante e gli edifici di rilevanza culturale emerge una stretta correlazione con la funzione dell'edificio stesso. In alcuni casi, come a Parma con Piazzale della Pace e la Pilotta, o Piazza Duomo e la Cattedrale, questi spazi sociali assumono storicamente un significato simbolico di potere politico o religioso.
Oggi questi spazi sono fortemente mutati: le residenze ducali ed i grandi conventi hanno cambiato uso: sono musei, uffici e archivi, mentre lo spazio circostante composto da piazze, che un tempo erano aree destinate al commercio ed eventi, ora sono inseriti nella viabilità o come parcheggi.
Restituire una funzione nuova implica un approccio che consideri un intervento architettonico mirato. Il progetto ha lo scopo di ripensare le funzioni tramite una lettura in chiave contemporanea dell'intervento.


Atlante Civile dell'Architettura.
Il censimento progettuale del patrimonio storico-artistico a vocazione collettiva

Lo studio ha avuto come base di partenza l'utilizzo della planimetria catastale attuale come struttura per una mappatura, analogamente alla carta dello Smeraldo Smeraldi, con la catalogazione di tutti gli edifici a vocazione culturale. Da ciò nasce l'idea di tracciare un censimento del patrimonio architettonico di Parma. Dopo un processo di selezione e classificazione, è stato sviluppato l'Atlante Civile dell'Architettura che rappresenta il risultato finale del lavoro svolto.
Infatti, nel 1601, Smeraldo Smeraldi disegnò la pianta icnografica della Città di Parma (Figura 1) che diede in dono a Ranuccio I Farnese. Per la prima volta la conformazione della Città venne tradotta con un linguaggio tecnico attraverso una rappresentazione degli assetti viari e dei principali monumenti architettonici del patrimonio urbano: un tipo di rappresentazione che, già nella bozza della Pianta icnografica del 1589-1592, attraverso l'uso del colore rosso sulle piante di alcuni edifici, offre una lettura in chiave cromatica della città.
Nel 1767, con L'Atlante Sardi, la città venne dotata di una planimetria di importanza strategica soprattutto dal punto di vista catastale. Rispetto allo Smeraldi si può riscontrare una rappresentazione più dettagliata degli immobili, della rete infrastrutturale e, per la prima volta, lo scenario progettuale viene rappresentato alla scala urbana.
L'analisi di queste carte è stata la base per avviare i ragionamenti affrontati nella tesi, tra cui la redazione dell'Atlante Civile dell'Architettura, una carta utile per il censimento e la catalogazione di oltre 80 edifici, distribuiti principalmente all'interno del perimetro delle mura storiche (Figura 2).
I contenuti sono caratterizzati da tre differenti colori a seconda delle funzioni del bene architettonico: nero, giallo e rosso.
Il primo identifica il patrimonio esistente, quindi quegli edifici che dopo una prima analisi sono stati considerati avere una funzione definita all'interno del patrimonio culturale, con una particolare corrispondenza tra uso e vocazione d'uso. La colorazione gialla è stata attribuita al patrimonio disponibile e identifica gli edifici con un potenziale di riadattamento della funzione d'uso. L'ultima, la colorazione rossa, rappresenta le progettualità immaginate.
Le aree sono analizzate attraverso la metodologia del Progetto Urbano Strategico come quadranti strategici per il patrimonio architettonico e collettivo.
Tra cinque individuati è risultato particolarmente interessante il quadrante della Reggia Ducale e della Pilotta, poiché denso di fabbricati con un elevato bisogno di riconfigurazione dell'uso rispetto alla vocazione culturale originaria. Inoltre, il Parco Ducale e Piazza dei Guasti, attuale Piazzale della Pace sono tra gli spazi pubblici e sociali più importanti del contesto della città, in cui è centrale immaginare uno scenario di visione strategica di messa in valore come spazio per la cittadinanza.
In questo contesto l'eredità storica fornisce la testimonianza di come il tessuto urbano si presentasse in una configurazione estremamente diversa che attraverso una lettura contemporanea del progetto potrebbe essere riscoperta. Questi sono i presupposti che hanno guidato il lavoro di tesi ad approfondire l'ipotesi di uno scenario strategico del Complesso Monumentale, del suo patrimonio museale, culturale e architettonico circostante.


La ricostruzione storica delle vicende di Piazza dei Guasti e della Pilotta
La complessità del tema e la moltitudine delle vicende passate crea un trascorso storico che ha origini a partire dal XV secolo. Più nello specifico la ricerca ha approfondito il tema della Pilotta e il sistema dei percorsi in quota utilizzati dal Duca per collegare la residenza principale agli edifici a servizio della corte. Infatti, a partire dal 1583, durante i suoi ultimi anni, il duca Ottavio Farnese fece costruire un "corridore", ossia una galleria porticata che unisse il palazzo ducale alla fortezza viscontea della Rocchetta e, attraverso il ponte Verde, alla residenza suburbana del Giardino.
Il Corridore poggiava nella parte a Ovest su una triplice fila di pilastri, mentre verso Est su due soltanto. Uno dei possibili modelli fu il corridoio vasariano fiorentino che collega Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti.
Successivamente, il Corridore costituì il riferimento per la nuova costruzione detta Pilotta ideata da Ranuccio I Farnese. Concepita come nuova residenza che sostituisse la sistemazione provvisoria, ottenuta da Ottavio unendo più dimore private e come contenitore di servizi della corte, il complesso aveva per caratteristiche principali un sistema di lunghi corridoi disposti ortogonalmente a delimitare diversi cortili interni.
Dal 1583, anno a cui risale il primo corridore, alla seconda metà dell'Ottocento, con il governo della duchessa Maria Luigia, ossia nell'arco di tre secoli, i corridori o percorsi coperti in quota, rappresentano un espediente costante per i collegamenti. Ancora oggi, la fabbrica farnesiana testimonia tuttavia un caratteristico stato non finito.
Nell'epoca borbonica, dalla metà del Settecento si riaprono i cantieri e il complesso consoliderà la presenza delle funzioni culturali, ruolo oggi praticamente esclusivo.
Con i Borboni inizia la stagione delle demolizioni a favore di un progettato Palazzo Reale, ideato da Ennemond Alexandre Petitot, che non si concluderà, ma attiverà un nuovo assetto urbano a causa delle estese demolizioni delle case ducali di Ottavio Farnese e della costruzione dei nuovi necessari collegamenti in quota tra l'ala residua del Palazzo Ducale e il Palazzo di Riserva. Il risultato di questi edifici legati dalla continuità di basse quinte, a tratti traforate a portico ed erette trasversalmente alla strada, come ponti, conferì un nuovo decoro alla spazialità urbana della piazza di corte, come testimoniato da varie vedute dell'epoca.
Con l'Unità d'Italia, Parma perse il suo status di capitale, e la Pilotta si avviò a diventare progressivamente un contenitore della cultura e della memoria storica parmigiana. Furono abbattuti alcuni dei cavalcavia, ormai inutili, a favore del traffico e dei tram.
I bombardamenti del 1944 provocarono nell'area dell'attuale Piazza della Pace gravi danni, tra cui il parziale crollo del Teatro Reinach e del Palazzo Ducale che, dopo una serie di concorsi a cui parteciparono i maggiori progettisti degli anni '60, ha lasciato il grande spazio, prima come un grande parcheggio e, ad oggi, un grande spazio verde non edificato, progettato nel 1986 dell'Architetto Mario Botta.
Lo scenario attuale si presenta come un sistema museale frammentato ed un vuoto urbano che porta alla cronaca le necessità di un recupero integrato del sistema museale con al centro la messa in valore di Piazzale della Pace.


Le funzioni esistenti, le potenzialità dell'impianto, il progetto
L'occasione progettuale mira alla riorganizzazione degli itinerari ducali e alla riscoperta del «sistema dei luoghi»6 con gli altri elementi di centralità, come il Palazzo della Provincia, il Teatro Regio, il Palazzo della Riserva, il Palazzo dei Ministeri e il Monastero di San Paolo. Dall'analisi delle relazioni urbane e dall'indagine storica emerge una strategia che ragiona sulla potenzialità di recupero dei tracciati alla quota ipogea e al livello dei percorsi in quota (Figura 3).
Il progetto esplorerà in particolare la possibilità di ripristinare i collegamenti degli itinerari del Duca sul modello fiorentino del Corridoio Vasariano.
Centro del sistema dei percorsi allestitivi è rappresentato dal nuovo «Atrio Urbano dei Musei»7, concepito come elemento di raccordo tra la parte ipogea e la quota della città; esso funge da fondale urbano che ospita il giardino archeologico da cui affiorano, grazie al progressivo abbassamento di quota, le rovine delle fondazioni del Palazzo Ducale.
In questa nuova centralità vengono concentrati i servizi, si sviluppano una serie di percorsi ipogei che collegano da una parte, attraverso le cantine sotto il corridore, lo Scalone verso la Galleria Nazionale e il Teatro Farnese e, dall'altra, la sala auditorium ricavata tra le rovine nel sedime della Chiesa di San Pietro Martire.
Nella direzione opposta, l'Atrio urbano dei musei offre l'opportunità di sviluppare un collegamento sotterraneo alle cantine del Palazzo della Provincia.
Gli Itinerari ducali diventano il nodo centrale del lavoro di tesi attraverso il recupero e la riorganizzazione degli spazi interni del Palazzo della Provincia e il progetto per i due nuovi camminamenti tra il Palazzo della Provincia e il Teatro Regio e dal Teatro Regio al Palazzo dell'Agricoltore (Figure 4 e 5).
In origine, il primo di questi passaggi rialzati era utilizzato dal Duca come un collegamento segreto per accedere a una nicchia del teatro, altrimenti inaccessibile. Ciò gli permetteva di assistere agli spettacoli senza essere visto.
Attualmente, i piazzali Ferdinando Paer e Antonio Barezzi, compresi tra Palazzo dell'Agricoltore, il Teatro Regio e Palazzo della Provincia sono privi di una identità sociale. Una parte è utilizzata per la sosta temporanea e i forti ingombri dovuti dalle scale di emergenza del teatro ne limitano la piena permeabilità. Liberare quindi i due piazzali da questi ostacoli è stato uno degli stimoli progettuali per cui si è voluta trovare una soluzione.
Le scale di emergenza sono attualmente posizionate nel punto in cui erano collocati i corridori. Questo è stato d'aiuto per figurare l'interruzione della scala d'emergenza al piano primo e inserire il nuovo corridore come termine delle scale di emergenza proprio nel posizionamento originario, liberando i piazzali al piano terra da qualsiasi ingombro. Così facendo i passaggi possono essere utilizzati sia in necessità di emergenza durante l'attività teatrale, sia come percorsi protetti per il cammino di visita agli itinerari del Duca.
L'impianto è costituito da una struttura in acciaio indipendente sorretta da due travi lunghe tutta la larghezza del piazzale e due pilastri di appoggio alle estremità, inseriti dentro ai rispettivi edifici per fare fluttuare la costruzione a ponte sulla piazza senza alcun ingombro. I nuovi elementi rimangono così sospesi su tutto lo spazio pubblico con l'intento di far vedere dal piazzale il percorso, nella memoria storica del passaggio, e viceversa dall'interno dei corridori, evocare nella trasparenza delle pareti vetrate la sensazione di essere all'interno di un sistema di spazi pubblici in un itinerario museale (Figure 6, 7 e 8).


Esiti ed altri sviluppi
A tre anni dalla conclusione del lavoro, sorge l'esigenza di formulare alcune considerazioni. Infatti, attraverso un riesame critico, emergono alcuni aspetti che possono approfondire i contenuti di progetto.
In primo luogo, si può immaginare che la riscoperta della memoria dei corridori non si limiti solo al Teatro Regio, ma si estenda anche agli altri passaggi non più esistenti.
Il recupero progettuale degli altri corridori completerebbe l'esperienza museale, consentendo per la prima volta di avere un sistema coperto.
Data la difficoltà di questo scenario, che richiederebbe la necessità di ottenere da parte di privati la concessione di una parte di edificio su strada Garibaldi, sarebbe attuabile, in un primo caso, considerare il recupero del corridore tra il Palazzo del Circolo dei Lettori e il Monastero di San Paolo. La visione diventerebbe così di concentrare l'accesso dei musei da Piazzale della Pace, confermando la centralizzazione di tutti i servizi dall'Atrio Urbano dei Musei, con l'ingresso per il Museo Lombardi che permetterebbe la prosecuzione attraverso il passaggio coperto al Monastero.
In secondo luogo, questo porterebbe ad approfondire temi ancora poco esaminati, ma altrettanto stimolanti, inerenti al recupero del complesso di San Paolo. Integrare questo vasto complesso nella strategia lo presenterebbe come parte di un insieme, anziché come un monumento separato, apportando così un notevole valore aggiunto all'itinerario espositivo.
Il progetto non si configura semplicemente come un intervento architettonico isolato ma fa parte di un pensiero più ampio, che si inserisce in un sistema museale aperto alla città, favorendo un coinvolgimento tra Enti ed interlocutori. In questo modo, il contesto di lavoro può essere la dimostrazione di una visione complessiva del progetto. L'Atlante Civile dell'Architettura ha come obiettivo quello di offrire la possibilità di chiamare a confronto tutti gli attori interessati al fine di attuare un'azione di sistema.
La Carta del patrimonio architettonico, in questo ruolo, ha una valenza di applicazione anche al di fuori della Città di Parma8. Esso è uno strumento di analisi del censimento da condividere per elaborare gli scenari strategici utili per la messa a disposizione del patrimonio del demanio, dei privati e del pubblico destinandolo poi a delle funzioni per poterlo attivare. Questo permette così di massimizzare l'apporto di idee e di risorse in un obiettivo comune per la città e le persone che la abitano.

 

1 D. Costi, F. Magri, C. Mambriani (a cura di), Parma Città d'Oro. Scenari da condividere tra Storia e Progetto, LetteraVentidue, Collana "Bianco" n.1, Siracusa, 2021. La collaborazione alla ricerca è finalizzata alla presentazione di un lavoro sviluppato nei corsi di architettura che ha avuto inizio dal 2014 al 2021. La tesi di laurea dal titolo "Parma Città Futura. Una strategia progettuale per la Pilotta e la riscoperta dei percorsi del Duca" ha contribuito ad elaborare alcuni materiali esposti nella mostra Parma Città d'Oro. Scenari da condividere tra storia e progetto, Parma, Palazzo Bossi Bocchi, 10 Settembre 2021 (curatori: Dario Costi, Francesca Magri, Carlo Mambriani), tra cui l'elaborazione dell'Atlante Civile dell'Architettura e il progetto per il ripristino dei percorsi del Duca come scenario strategico per un sistema museale.
2 D. Costi, Manuale di Progetto Urbano Strategico. Per la Smart come città delle persone 4.0, LetteraVentidue, Siracusa, 2024 (in corso di pubblicazione).
3 D. Costi, A. Fanfoni, E. Ortolan, Il Progetto Urbano Strategico per la rigenerazione urbana dei centri minori e della città media italiana. Alcune evidenze, in "ASUR - Archivio Studi Urbani e Regionali", n°135, 2023, Franco Angeli. Il Progetto Urbano Strategico (PUS) è uno strumento metodologico complementare alla pianificazione urbana e immagina attraverso il progetto architettonico uno scenario alternativo da quello esistente. Si compone di 3 obiettivi e 12 azioni con l'obbiettivo di portare alla visione architettonica di una idea di città condivisa da presentare agli interlocutori istituzionali pubblici e agli investitori privati.
4 D. Costi, Il Progetto Urbano Strategico per la rigenerazione urbana dei centri minori e della città media italiana. Alcune evidenze, op. cit., p. 75.
5 D. Costi, Parma Città d'Oro. Scenari da condividere tra Storia e Progetto, op. cit., p. 35.

 


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