Si è tenuto presso l'Associazione Civita il workshop "Dissesto Idrogeologico: le migliori pratiche di prevenzione", organizzato da CESI con la partecipazione della Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Numerosi gli interventi di rappresentanti di importanti aziende italiane che operano nel settore infrastrutturale e i contributi di Istituzioni nazionali e locali, tra cui Erasmo D'Angelis-Coordinatore Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche.
A 25 anni dall’approvazione della Legge Quadro sulla difesa del suolo, si registrano un’improcrastinabile inefficacia e impotenza dell’azione operativa, delle soluzioni e delle risposte tecniche a disastri idrogeologici che ricorsivamente e con sempre maggiore violenza feriscono l’Italia e l’Europa. I dati parlano chiaro.
In Italia, negli ultimi ‘70 anni, frane e inondazioni sono state la causa di migliaia di vittime e di una serie di danni, pari a 61,5 miliardi di euro. Secondo i dati contenuti nel primo Rapporto Ance-Cresme, le aree a elevata criticità rappresentano il 9,8% della superficie nazionale e riguardano l’89% dei Comuni, su cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospedali. Ad aggravare il quadro è il consumo del suolo, aumentato del 156% dal 1956 a oggi, a fronte di un incremento della popolazione del 24%.
In Europa, solo nel 2014, piogge torrenziali, tempeste e alluvioni hanno ucciso migliaia di persone e provocato danni per circa 23 miliardi di euro. Lo studio pubblicato su Nature Climate Change, coordinato dai ricercatori dell’Institute for Environmental Studies di Amsterdam, effettua la prima valutazione del rischio di alluvione in Europa e si spinge a fare previsioni fino al 2050. Dai dati emerge che tra il 2000 e il 2012 le inondazioni hanno provocato una perdita media annua di circa 4,9 miliardi di euro, che potrebbero salire a 23,5 miliardi entro il 2050, tenuto conto che la loro frequenza potrebbe aumentare da una media di una volta ogni 16 anni a una volta ogni 10, coinvolgendo più nazioni allo stesso tempo. La ricerca individua nella prevenzione l’unica via maestra da seguire.
Dopo la relazione introduttiva di Matteo Codazzi, AD CESI, nel corso della Tavola Rotonda “Il punto di vista delle aziende del sistema infrastrutturale italiano” sono emerse significative best practices nell’utilizzo di soluzioni tecnologiche al problema. Alla Tavola Rotonda hanno partecipato Michele Adiletta, Direttore Centrale Esercizio e Coordinamento del Territorio Anas, Gianni Armani, ex AD Terna Rete Italia e oggi Presidente e AD Anas, Mario Bergamo, AD SAT e Direttore Autostrade per l’Italia, Paola Firmi, Responsabile “Standard infrastruttura civile e sperimentali” della Direzione Tecnica di RFI-Rete Ferroviaria Italiana, Mauro Grassi, Direttore Struttura di Missione contro il Dissesto Idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, e Giovanni Milani, AD Syndial.
Davide Bertolo, Dirigente struttura attività geologiche della Regione Valle D’Aosta, e Vera Corbelli, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Nazionale dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, hanno riportato importanti testimonianze sul problema del dissesto idrogeologico, per poi lasciare spazio alla Tavola Rotonda “Tutela del Territorio: quale futuro per l’Italia”. Hanno partecipato Domenico Andreis, Direttore Divisione Engineering & Environment - ISMES, CESI, Erasmo D’Angelis, Coordinatore Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, Bernardo De Bernardinis, Presidente ISPRA, Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI - Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, Gian Vito Graziano, Presidente Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Geologi, e Immacolata Postiglione, Dirigente Dipartimento Protezione Civile, Ufficio Volontariato, formazione e comunicazione.