Ospiti di Adriacos S.p.A. S.B. lo scorso anno nel II lotto, siamo tornati quest'anno nel III lotto del Porto Vecchio di Trieste, trovando un cantiere simile per lavorazioni da eseguire ma completamente rivoluzionato in termini di visione e mezzi all'opera. Un cantiere per tre mesi completamente green, grazie al test in anteprima nazionale dell'intera gamma di escavatori elettrici Hitachi, forniti dal brand giapponese con il supporto del dealer di zona Salomoni Srl
"Fatti non foste per vivere come bruti ma per seguire virtute e canoscenza". Con queste parole l'Ulisse dantesco del XXVI canto dell'Inferno sprona i suoi compagni a spingersi oltre le colonne d'Ercole, ad andare verso l'ignoto, l'inesplorato, verso ciò che non era mai stato tentato da nessuno, mosso dalla sua profonda ambizione e dalla sua sconfinata sete di conoscenza. Non siamo a Gibilterra, dove gli antichi collocavano le Colonne d'Ercole, quindi il limitare più estremo del mondo conosciuto, bensì a Trieste, città sì di confine, dove però il confine non è mai stato sinonimo di chiusura, ma anzi ha reso Trieste una città da sempre aperta al mondo, votata al commercio, alle connessioni, vero e proprio ponte tra il Mediterraneo, il cuore dell'Europa e non solo. Tutto merito del suo importante Porto, i cui traffici hanno sancito, e sanciscono tuttora, l'importanza strategica del capoluogo giuliano. Traffici che da decenni però si sono ormai riversati sul Porto Nuovo e che hanno cristallizzato Porto Vecchio quale mirabile esempio di architettura industriale, tanto da essere sottoposto da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali a vincoli di tutela, oltre che essere oggetto di un'importantissima opera di rigenerazione urbana e di riqualificazione ambientale.
Già lo scorso anno Quarry and Construction ebbe l'onore di visitare il cantiere. Un cantiere immenso e dall'indubbio fascino ammaliatore, un cantiere diviso in diversi lotti e che vede protagoniste solo imprese eccellenti. Come Adriacos, impresa di costruzioni generali di Latisana (UD) con più di 25 anni di storia, oltre 100 dipendenti e 40 milioni di Euro di fatturato. Suoi ospiti lo scorso anno nel II lotto, siamo tornati quest'anno nel III lotto, trovando un cantiere simile per lavorazioni da eseguire, ma completamente rivoluzionato in termini di visione e mezzi all'opera. Sì perché il III lotto del distretto storico portuale di Trieste è il vessillo più abbagliante della svolta green dell'azienda latisanese, una svolta che in realtà fa parte di un percorso chiaro, per nulla improvvisato bensì intrapreso con consapevolezza e che si avvale, in questo caso, di due partner importanti: Hitachi Construction Machinery Europe e il suo dealer per Friuli-Venezia-Giulia, Venezia e Treviso, Salomoni Srl
Molto più di un progetto
Sostenibilità e resilienza energetica, non sono solo parole ma azioni concrete, da intraprendere giorno dopo giorno per rispondere all'urgenza più impellente: quella di fare qualcosa, azioni concrete per rendere più sostenibile l'operare di tutti i giorni. È partendo da questa volontà che Adriacos ha dato vita al progetto Zero Emission, un progetto composto da tanti tasselli volti a comporre un unico puzzle, volti a tracciare un'unica direzione, chiara e precisa: essere meno inquinanti, lasciare la minor impronta di carbonio possibile. Considerando le dimensioni di Adriacos non è di certo affar semplice e scontato. Costituita nel 1997, nel corso degli anni ha accresciuto le proprie competenze acquisendo nuove tecniche e specializzazioni diventando una realtà in grado di garantire know how, innovazione e alta qualità in tutte le realizzazioni: dall'edilizia pubblica e privata, al retail, a strade e urbanizzazioni primarie, impianti sportivi, opere marittime e fluviali senza dimenticare gli interventi di recupero e riqualificazione di aree degradate, bonifica fluviale e di ricalibrazione corsi d'acqua, opere di difesa idraulica e ingegneria naturalistica. Offrendo un servizio che va dalle fasi iniziali di ricerca di aree urbanistiche idonee allo sviluppo commerciale, alla progettazione, all'assistenza fino alla finalizzazione, l'impresa friulana è da anni impegnata in un percorso volto a costruire un domani sostenibile per il settore delle costruzioni e per l'ambiente.
Come ci ha spiegato Andrea Gallici, Responsabile Manutenzione e Logistica di Adriacos, recentemente trasformata in Società per Azioni Società Benefit: "Non possiamo rimanere immobili di fronte alla sfida climatica; noi di Adriacos vogliamo essere protagonisti del cambiamento. Oltre ad aver installato pannelli fotovoltaici sui tetti delle nostre due sedi di Latisana, di cui uno in fase di ulteriore ampliamento, abbiamo recentemente acquistato due veicoli aziendali con motorizzazione 100% elettrica: una Fiat 600e che monta un motore elettrico da 115kW in grado di erogare 156CV con un'autonomia di 400 km su percorsi urbani, in versione RED che sarà in dotazione del personale d'ufficio rappresentando una soluzione di mobilità ecocompatibile ed etica, grazie alla partnership con RED, l'organizzazione fondata nel 2006 per combattere l'AIDS e garantire che questa malattia prevenibile e curabile lo sia effettivamente per tutti, a cui si accompagna il nuovo e-Doblò, che monta un motore elettrico da 136kW, in grado di erogare 185CV con un'autonomia di 300 km su percorsi urbani, in dotazione del personale dell'officina e del magazzino. Su entrambi i mezzi abbiamo inserito le grafiche Adriacos e Zero Emission, il progetto che unisce tutte le nostre iniziative sostenibili, alle quali, oltre all'installazione di due colonnine di ricarica, una in ogni sede, si è recentemente aggiunto l'acquisto di 2 batterie portatili. Si tratta di un innovativo sistema firmato Instagrid che ci permetterà di avere energia sempre a portata di mano, sostituendo l'impiego dei tradizionali generatori e quindi riducendo l'emissione di gas di scarico, l'inquinamento acustico e il consumo di gasolio o benzina, oltre che darci dei vantaggi operativi, in quanto diminuiscono i costi di utilizzo e gestione. Non solo, Adriacos - prosegue Gallici - ha scelto di aderire al progetto back to work per la raccolta e l'avvio a riciclo di tutti i DPI usati e/o danneggiati utilizzati in azienda: indumenti da lavoro, scarpe, guanti, caschetti. I dipendenti possono portare i loro vecchi DPI presso il punto di raccolta in azienda così da contribuire alla salvaguardia dell'ambiente e dare una seconda vita ad un rifiuto, proprio con piccoli gesti quotidiani.
Sicuramente però - conclude Gallici - la continua ricerca di innovazione e l'attenzione verso l'ambiente hanno trovato il loro apice nell'opportunità di poter testare, in anteprima nazionale e in reali condizioni operative nel cantiere del III lotto del Porto Vecchio di Trieste, l'intera gamma di escavatori elettrici Hitachi, messa a nostra disposizione da Hitachi Construction Machinery Europe con il supporto di Salomoni Srl, dealer Hitachi di zona".
III lotto di riqualificazione del Porto Vecchio di Trieste: il cantiere perfetto
Già impegnata nel I e II lotto, Adriacos da primavera 2024 è attiva, in un'ATI insieme ad altre due imprese, nel cantiere del III lotto, lotto da 16 milioni di Euro, in cui è chiamata a realizzare opere di urbanizzazione primaria e opere infrastrutturali. Come ci spiega Franco Mauro, Responsabile di cantiere di Adriacos S.p.A. S.B.: "Così come nei primi due lotti, anche il III prevede la creazione e il ripristino della viabilità all'interno del Porto Vecchio, con la realizzazione delle reti di sottoservizi, quali fognature e rete idrica, linee e impianti elettrici. Nello specifico abbiamo circa 1,4 km di strade da realizzare e asfaltare, 10.000 mq di marciapiedi drenanti comprensivi della futura pista ciclabile, 40.000 metri lineari di corrugati di varie dimensioni per la rete elettrica, 1,5 km di fognature e 1,5 km di reti di drenaggio urbano oltre tre linee di illuminazione pubblica per un totale di 130 lampioni per i quali abbiamo già realizzato le fondazioni.
Tutto viene fatto secondo quanto stabilito dalla sovrintendenza - prosegue Mauro - tanto che abbiamo rimosso tutti i masegni, li abbiamo verificati e divisi per dimensione al fine di riutilizzarli poi a lavorazioni ultimate proprio per rendere il viale il più simile possibile a come era in origine, anche le traversine dei binari vengono mantenute e restaurate per ricreare un ambiente il più fedele possibile a quasi un secolo fa".
Un progetto di ampio respiro e di importanza internazionale, visto che la riqualificazione del Porto Vecchio di Trieste costituirà poi il più lungo waterfront d'Europa, ma che presenta anche delle peculiarità che lo rendono altamente sfidante come l'ingerenza dell'acqua del mare che obbliga ad utilizzare delle pompe in modo tale da abbassarne il livello e poter realizzare i sottoservizi. Ingente è anche il quantitativo di materiale da scavare che si aggira sui 65.000 mc, materiale che viene man mano analizzato e poi riutilizzato come ripristino ambientale, ossia come rinverdimento di una cava sulle prime colline triestine.
Anche perché non va dimenticato che il cantiere è un appalto finanziato dal PNRR a cui si applicano stringenti requisiti ambientali come l'obbligatorietà del rispetto dei CAM e del principio comunitario DNSH "Do No Significant Harm" quindi coniugando crescita economica e tutela dell'ecosistema e garantendo che gli investimenti siano realizzati senza pregiudicare le risorse ambientali. Un cantiere, dunque, il cui ciclo di vita (progettazione-esecuzione-gestione) avviene in termini di sostenibilità e in cui l'utilizzo di escavatori elettrici assume ancora più valore. Certo, escavatori, perché per le molteplici operazioni di scavo sono imprescindibili gli escavatori. Se lo scorso anno nel lotto II ad essere protagonisti erano gli Hitachi ZX85USB, ZX135US-7 e ZX240N-7, ovviamente tutti stage V a dimostrazione dell'attenzione verso l'ambiente di Adriacos, quest'anno nel lotto III troviamo le medesime taglie ma in versione elettrica, ossia lo ZX85-6EB, lo ZE 135 e il piccolo ZX55U-6EB.
Per la prima volta l'intera gamma Hitachi elettrica all'opera in un cantiere non solo reale e di importanza stragica, ma soprattutto perfetto grazie alla presenza di una cabina elettrica che consente di fornire energia a questi tre pionieri delle emissioni zero.
L'intera gamma elettrica di Hitachi al servizio di Adriacos
Trasformare il cantiere in qualcosa di sostenibile e rispettoso per l'ambiente. Era questa la visione di Adriacos, era questo che l'azienda di Latisana voleva e si immaginava per il III lotto del Porto Vecchio di Trieste. E così ha lanciato la sfida a Hitachi. Sfida raccolta con entusiasmo, tanto che per il test della durata di tre mesi (da settembre a dicembre), ha messo a disposizione la sua intera gamma di escavatori elettrici. Non solo, ha fornito anche un pacco batterie containerizzato da 422 kWh abbinato a una centralina di distribuzione con prese multiple a corrente alternata fino a 400 A e un Iper charger con cui si possono caricare le batterie in modalità fast charger, così da poter supportare gli escavatori elettrici nel miglior modo possibile e al contempo gestire il cantiere con la minima potenza di rete.
Una novità assoluta, che come tutte le novità può incuriosire come insospettire. E così è stato per le maestranze di Adriacos, tanto che se inizialmente si sono dimostrate perplesse circa l'utilizzo dei mezzi elettrici in un cantiere così impegnativo a livello di scavi, alla fine si sono piacevolmente stupite. Ne è la prova Gabriele Appolonia, operatore di lungo corso di Adriacos: "lo ZE135 può essere tranquillamente equiparato al suo gemello termico, con il plus di avere meno vibrazioni, rumore ridotto e ovviamente zero emissioni di gas di scarico. Lo usiamo 4 ore, lo ricarichiamo in pausa pranzo a 63 A e lo riutilizziamo al pomeriggio, per poi caricarlo nella modalità lenta da 16 A la notte. Un vero gioiellino, fluido e preciso in ogni lavorazione. Inoltre - prosegue - essendo dotato, così come gli altri due, di tiltrotator questo ci aiuta ad essere ancor più performanti ed efficienti nelle operazioni da eseguire".
Lo ZE135 è un escavatore, sviluppato in collaborazione con KTEG (Kenzi Technology Group) da 14,5 ton che monta una batteria da 200 kWh, mentre lo ZX85-6EB, escavatore da 8,5 ton, monta un pacco batterie da 100 kWh (nella versione top di gamma può salire fino a 133 kWh) in grado di garantire fino a 5 ore di operatività. Infine, il piccolo di casa Hitachi, nonché il primo ad essere stato concepito, tanto da essere già presente a Bauma 2016 come prototipo, poi ovviamente perfezionato. Ora monta una batteria da 39,4 kWh e può lavorare collegato direttamente alla rete elettrica attraverso un cavo.
Rete elettrica assolutamente presente nel cantiere del Porto Vecchio tanto da renderlo davvero il banco di prova ideale per questi nuovi mezzi proprio per testare affidabilità, potenza e produttività. E per qualsiasi necessità c'è il supporto di Salomoni, storico dealer del brand giapponese in Friuli. Come ha sottolineato Marco Salomoni: "abbiamo accolto con piacere la sfida lanciata da Adriacos e abbiamo cercato di dare il nostro miglior supporto in termini di assistenza e competenza proprio perché convinti che sia un test pioneristico, unico in Italia, frutto di una volontà concreta, e non comune, di compiere un passo reale e importantissimo verso un futuro Green del mondo delle costruzioni". Futuro green come quello di Adriacos, che come un novello Ulisse ha osato e gettato le basi per seguire "virtute e canoscenza" del nuovo millennio, siano esse rappresentate da sostenibilità e nuovi sbocchi tecnologici.