Il recupero del patrimonio rurale emiliano. Protocolli per il consolidamento sismico delle architetture rurali storiche

Il motivo di una ricerca sul recupero del patrimonio rurale nasce da un crescente interesse nei confronti dell'edilizia rurale storica, incrementato dalla sempre maggiore diffusione della sensibilità culturale verso la qualità del paesaggio e verso le testimonianze storiche presenti sul territorio. Nonostante il valore culturale di questo patrimonio architettonico e paesaggistico sia riconosciuto anche dalla normativa1, solo in rari casi gli insediamenti rurali storici sono oggetto di specifico vincolo di tutela e la maggior parte di essi giace in stato di abbandono e avanzato degrado.
Gli eventi sismici avvenuti nel maggio del 2012 in Emilia Romagna - regione a forte vocazione agricola - hanno colpito pesantemente l'edilizia rurale, mettendo in evidenza la precarietà degli edifici storici, che hanno subito, tutti indistintamente, massicci danni, se non crolli parziali o totali (Figura 1). Sono emerse così, con evidenza, la necessità e l'urgenza di una strategia di consolidamento sismico, che si configura come intervento fondamentale per il mantenimento di questi fabbricati, i quali, nella quasi totalità dei casi, non presentano particolari accorgimenti costruttivi nei confronti delle azioni sismiche pur trovandosi, numerosissimi, su un territorio dal rischio sismico medio o elevato. Se a questo si aggiunge che il cambiamento delle tecniche di coltivazione e delle richieste di mercato, unito alle esigenze di un mutato stile di vita, ha portato al progressivo allontanamento dagli insediamenti storici, inadatti a rispondere alle nuove necessità produttive e abitative, si comprende come anche la conseguente mancata manutenzione abbia ulteriormente ridotto le capacità di resistenza al sisma di tali edifici. Il rischio, a meno che non si intervenga con azioni efficaci in tempi rapidi, è quello di veder scomparire un patrimonio di inestimabile valore culturale e storico-testimoniale.
Da queste considerazioni ha preso avvio la ricerca svolta dall'autrice nell'ambito del Dottorato di ricerca in Forme e strutture dell'architettura presso l'Università degli Studi di Parma, con l'obbiettivo di definire un protocollo di "protezione sismica" per gli edifici rurali storici.
Il necessario presupposto all'intero lavoro è stata l'identificazione di "edificio rurale storico" con "bene di interesse culturale", così come definito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.L. 22 gennaio 2004 n. 42): in materia di sicurezza sismica le Norme tecniche per le costruzioni (D.M. 14-01-2008) prevedono infatti per i beni di interesse culturale in zone dichiarate a rischio sismico la possibilità di limitarsi a interventi di "miglioramento", anziché di "adeguamento", previa relativa valutazione della sicurezza. Questa "deroga" consente di far conseguire agli edifici buone prestazioni attraverso interventi di entità limitata ed economicamente sostenibili costituendo, di fatto, un "incentivo" al consolidamento.
L'ambito di studio è stato circoscritto alla pianura emiliana, partendo principalmente dalla constatazione di due emergenze: innanzitutto lo scarso, per non dire il mancato, riconoscimento del valore paesaggistico e testimoniale delle architetture rurali storiche che, insieme alle tecniche agricole e alle infrastrutture, hanno forgiato un paesaggio unico e distintivo, sottovalutato sia dalle comunità che lo detengono, per le quali costituisce uno "scenario di vita" storicamente consolidato e forse proprio per questo motivo "dato per scontato", sia dagli enti preposti alla tutela; in secondo luogo, il danneggiamento, in molti casi irrimediabile, di gran parte degli edifici agricoli storici, causato, come suddetto dal terremoto del 2012, le cui azioni distruttive sono state "agevolate" dallo stato di deterioramento e di abbandono in cui si trovavano gli edifici (Figura 2). Determinante è stata la possibilità di disporre di un numero di casi studio, adeguatamente documentati (circa un centinaio di edifici oggetto, negli ultimi anni, dei corsi di laboratorio di consolidamento e restauro dell'Università di Parma), sufficientemente elevato da rendere "standardizzabili" i risultati dei rilievi e, conseguentemente, le soluzioni per il consolidamento. La delimitazione dell'ambito di ricerca alla pianura emiliana è inoltre motivata dal tema trattato e dalla metodologia sviluppata per il raggiungimento del fine preposto, ovvero l'elaborazione di un "protocollo sismico" per gli edifici rurali storici.

 

 

Il presente articolo è stato pubblicato a pag. 85 del n. 624/2016 di Quarry & Construction...continua a leggere