Quando parliamo di paesaggio, dobbiamo occuparci implicitamente sia del suo aspetto naturale sia di quello antropico: è per questo motivo che si parla di Architettura del Paesaggio.
Il rapporto tra naturale e antropico è un legame strettissimo: edificato e territorio sono uniti nella formazione del paesaggio attraverso i loro reciproci rapporti nei quali il filtro conoscitivo è attuato attraverso la rappresentazione.
L'occhio dell'osservatore deve "mettere a fuoco" una sequenza di problemi o di criticità attraverso una lettura complessiva del territorio che sta valutando, esaltando il concetto secondo il quale: Il paesaggio è componente essenziale del contesto di vita della popolazione in quanto espressione della identità culturale e dei valori storico-testimoniali, naturali, morfologici ed estetici del territorio (Convenzione Europea del paesaggio, 2000).
Ma operare sul o nel paesaggio è cosa ardua perché esso è pur sempre un sistema dinamico di ecosistemi sempre in mutazione e leggibile solo come processo evolutivo.
All'interno del paesaggio dobbiamo poi fare una distinzione fra due termini ben definiti: territorio e ambiente. Mentre se per territorio intendiamo un ambito geografico o politico istituzionale, per ambiente, come dicono gli inglesi Environment, s'intende tutto ciò che ci circonda ed è in grado di influire sulla nostra vita.
Quando una porzione di paesaggio viene cavato, questo stesso paesaggio, o porzione di ambiente subisce una metamorfosi irreversibile; è come se quel territorio avesse più vite, tre in particolare.
Nel caso specifico la ricerca parte da un'approfondita analisi delle problematiche relative al progressivo consumo di suolo, ai rischi idrogeologici e alle frequenti alluvioni che hanno interessato il territorio nazionale. In questo contesto il tema del recupero di ex-cave è un argomento di grande rilievo. Gli ambiti soggetti ad attività estrattive attraversano tre periodi: la prima vita è rappresentata dal paesaggio vergine, al suo stato naturale, la seconda è quella invece dove l'opera di cavatura dell'uomo ha trasformato lasciando un'impronta, la terza è costituita da un'ulteriore trasformazione che si esplica prima in un processo di rinaturalizzazione e poi nel progetto architettonico.
Nel 1991 alcune leggi regionali introducono l'obbligo di presentare prima del piano di cava un progetto di recupero naturalistico e in alcuni casi, anche funzionale.
In questo caso lo scavo, che cambierà radicalmente la percezione e la vita naturale di quel particolare ambiente, è inizialmente un'impronta immaginaria mentre la rappresentazione dello stato di fatto può essere percepita come quel pieno reale al quale il progetto futuro deve guardare.
E' proprio nel passaggio da ciò che era a ciò che sarà, nella descrizione di un paesaggio la cui trasformazione non è ancora realtà, che il disegno non è solo testimone culturale della trasformazione paesaggistica ma diventa anche mezzo concreto di lavoro.
Due elementi sono stati poi considerati come fondamentali nella ricerca: la Sostenibilità e la Progettazione Partecipata.
Quando si parla di sostenibilità ambientale ci si riferisce alla capacità di un ecosistema di mantenere i propri processi ecologici e una produttività in modo tale che essa si possa rigenerare per le generazioni future: Il fine primo dell'architettura è quello di esprimere, per mezzo del suo fine secondo, il costruire, il senso dell'abitare dell'uomo sulla terra. (F. Purini, L'architettura didattica, Gangemi editore, 2002 Roma).
Questo concetto impone alla pianificazione una ricerca di un giusto equilibrio tra antropico e naturale che cambia a seconda del luogo.
Ciò a cui ci si deve richiamare è che un edificio (come un'infrastruttura, un complesso artigianale-industriale, un parco urbano, ecc) non impatta solo con il suo sedime ma lascia la sua impronta in un ambito più ampio.
Il suo esistere condiziona il suo intorno, i luoghi limitrofi, le centrali dalle quali riceve energia, gli impianti dove scarica i propri rifiuti e tutte le connessioni percettive del costruito che influenzano il fruire delle popolazioni che vivono quello spazio.
Come sostiene Norbert_Schultz in "Genius Loci ogni progetto nasce in un contesto specifico che ne determina l'unicità; questo implica un'attenzione specifica che il progettista deve avere nell'approccio del paesaggio, si deve mettere in uno stato di ascolto per sentire il vero senso dei luoghi. Da qui nasce l'importanza della relazione con la storia, con i segni "marcatori" del territorio, con le impronte, con le abitudini e lo stile di vita di quella specifica popolazione.
Per quanto riguarda invece la Progettazione Partecipata essa si propone come un metodo concreto di riqualificazione del territorio e si avvale di una metodologia di lavoro che coinvolge l'intera popolazione di uno specifico territorio ed è in grado di adattarsi e modellarsi in base alle caratteristiche del contesto e dei soggetti coinvolti: L'architettura è un'arte collettiva. Essa è pensata per la città e per questa ragione essa respinge le soluzioni personalistiche, le eccentricità, l'eccesso di sperimentalismo. (F. Purini, L'architettura didattica, Gangemi editore, 2002 Roma).
Quindi quando una porzione di paesaggio viene trasformata questo stesso paesaggio subisce una metamorfosi irreversibile che non influisce solo sul suo sedime ma sulla sua intera area limitrofa.
In quest'ottica la rappresentazione non solo è testimone culturale della trasformazione paesaggistica ma diventa anche mezzo concreto che permette di relazionare il passato con il presente, il disegno con il progetto.